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La Missa Paschalis di Ludwig Senfl monumento della polifonia del '500

Andrea Milanesi domenica 20 aprile 2003
Non sono molti i musicisti che possono vantarsi di essere stati raffigurati in miniature, medaglie e addirittura monete: oltre a tali privilegi, Ludwig Senfl (ca. 1486-1543) - «l'illustre svizzero» e «il principe della musica dell'intera Germania» - è persino riuscito a guadagnarsi una posizione di prim'ordine nel Trionfo di Massimiliano, il famoso dipinto che celebra l'apoteosi del sovrano assoluto del Sacro Romano Impero. Nato a Basilea e cresciuto a Zurigo, all'età di dieci anni Senfl si trasferisce appunto ad Augusta come fanciullo cantore alla corte dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, presso la quale diverrà in seguito maestro di cappella; gli ultimi anni lo vedono invece impegnato a Monaco di Baviera, sotto il duca Guglielmo IV. Insieme con quello del suo maestro - Heinrich Isaac - il nome di Senfl rimane legato in modo particolare a uno dei monumenti dell'arte musicale del XVI secolo: il volume Choralis Costantinus, raccolta che comprende le armonizzazioni di 99 cicli di canti per l'ora canonica. Una summa attraverso la quale il compositore elvetico matura quell'esperienza e quel mestiere che si tradurranno poi nella sua vasta produzione di opere sacre in lingua latina, concepite per accompagnare la celebrazione della Santa Messa o destinate ai più svariati servizi liturgici. Una ricca traiettoria creativa che si rende manifesta nel bellissimo disco (pubblicato da MGB e distribuito da Milano Dischi) realizzato dal Coro della Radio Svizzera e dal suo direttore Diego Fasolis: interpreti che anche in questa occasione, confermano un'adesione ai parametri stilistici che rasenta l'immedesimazione. Qui è in gioco la raffinata arte contrappuntistica che sta al cuore della vocalità rinascimentale, maggiormente riservata nei mottetti, ma in splendida evidenza nella Missa Paschalis, vero e proprio capolavoro di musica e spiritualità; nella pacificante trama del Kyrie, nei maestosi intrecci del Gloria, nella potenza espressiva del Sanctus o nella celestiale invocazione dell'Agnus Dei, attraverso una lettura ineccepibile, nitida e sicura nel dare ragione delle molteplici sfumature timbriche, concentrata soprattutto sulla forza evocativa di una "parola sacra" che si alimenta al grande mistero della Pasqua di Resurrezione.