La maschera
A dodici anni, anch'io seduta davanti a quello specchio, a mettermi il rossetto, per gioco. Ma sulla faccia da bambina quel rosso faceva pensare a carnevale: me lo lavavo via subito. A sedici anni, invece, scoprii che le ciglia scurite dal trucco rendevano più profondi gli occhi. Mi sorrisi nello specchio: ero una donna, e volevo essere bella. (Benché mi chiedessi perplessa perché le donne si dipingessero il viso, e gli uomini no).
Anche oltre gli ottant'anni mia madre continuò a truccarsi. Le ciglia nerissime, la bocca rosso carminio ormai erano una maschera drammatica, che mi riempiva di una segreta pena. Come si camuffasse, nascondendo il suo volto, e il suo antico mai guarito dolore.
Oggi mi guardo allo specchio al mattino, e ho smesso di truccarmi. Questa, così com'è, è la mia faccia. Non m'importa che ne pensa chi mi incontra. Ci legga quel che vuole. (Almeno in questo, mamma, sono in pace con me. Più nessuna maschera, da indossare).