LA LUCERNA
molto si schiuderà alcune parole di Donata Doni (1913-1972). All'anagrafe aveva un nome comune meridionale, Santina Maccarone; la sua fu una vita tormentata dalla malattia e dal dolore. Scelse, allora, di chiamarsi con uno pseudonimo che illustrasse la sua fiducia di cristiana e iniziò a cantare nella poesia la sua speranza oltre la desolazione quotidiana. Ecco, allora, l'immagine di quella lucerna, eco della parabola matteana delle vergini prudenti, segno di attesa dell'alba in cui alla porta di casa si presenterà il Signore per convocarci alla sua mensa nuziale nel regno dei cieli. Ma ciò che tiene accesa la lampada, mentre scorrono le ore della veglia, è «la lunga pazienza del soffrire». Saper donare la sofferenza come sorgente di purificazione e di luce è un gesto arduo e faticoso ma è per questa via che sorge l'aurora pasquale della liberazione. Scriveva ancora Donata pensando a Cristo in agonia: «Tu solo sai come gravi sul cuore la preghiera nell'orto, quando gli alberi intendono la pena del nostro esilio"».