Rubriche

La “Giornata” di Cazzullo con Dante

Andrea Fagioli venerdì 3 novembre 2023
Non c’è dubbio che sia più di altre Una giornata particolare, come recita il titolo del programma di Aldo Cazzullo il mercoledì in prima serata su La7, quella in cui Dante intraprende il viaggio all’Inferno, il 25 marzo del 1300. Il poeta dice: «Nel mezzo del cammin di nostra vita», per cui non è solo il suo, ma anche il nostro viaggio, di noi italiani («che in quel viaggio abbiamo riconosciuto noi stessi») assieme a colui che ha dato all’Italia un’identità, che per primo ha parlato di Belpaese. Ed è proprio all’interno di questa rivendicazione di italianità che Cazzullo colloca il suo puntuale, documentato e articolato racconto della prima parte della Divina Commedia, partendo da Firenze per finire a Ravenna, passando da Gradara, Napoli, San Miniato, Pisa, Orvieto, Anagni…, grazie anche ai due inviati che gli danno man forte: Claudia Benassi e Raffaele Di Placido. Un viaggio attraverso immagini spettacolari (forse con qualche volo di drone di troppo), ma anche riflessioni, citazioni (tra cui papa Francesco) e testimonianze (tra le altre Pupi Avati, Franco Nembrini e padre Enzo Fortunato) per una giornata così particolare che (eccezion fatta per qualche concessione alla storie più note e coinvolgenti tipo Paolo e Francesca o a qualche romanticheria come i messaggi degli innamorati sulla presunta tomba di Beatrice) non poteva finire all’Inferno. Ecco allora che Cazzullo, a Ravenna, nei pressi della tomba di Dante, cita la preghiera forse più bella mai scritta («Vergine madre, figlia del tuo figlio…») per invocare la possibilità di vedere il volto di Dio. E Dante lo vede, anche se poi non sa descriverlo, perché l’uomo, come spiega il conduttore, non può descrivere il volto di Dio. È certo però che Dante («Il più grande poeta che l’umanità abbia mai avuto»), in quel volto, ha visto la nostra effigie, perché siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. © riproduzione riservata