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La forza mistica delle laude del 1200 rivive nel Coro di Cl diretto da Molino

Andrea Milanesi domenica 7 dicembre 2008
«Come un soffio di vento che, spazzando via la foschia mattutina, dona alle cose i giusti confini, le reali proporzioni e ne accende i colori, così questi canti penetrano nel nostro animo con la freschezza del loro annuncio, che rinnova la nostra attesa. Viene come una folgore, viene come un'improvvisa profezia, viene come un'improvvisa voce, viene come un'improvvisa luce. "Dal ciel venne messo novello"". Se non sappiamo il come, se non possiamo sapere il quando, a noi è data però con sicurezza una cosa: nel presentimento innegabile, il gridare: "Vieni!"». Che apertura di cuore, che profondità di pensiero, che ricchezza di stimoli! Le parole di don Luigi Giussani raccolte nell'introduzione del libretto del cd Venite a laudare rappresentano la migliore e più appropriata guida all'ascolto di questo progetto discografico che, pubblicato all'interno della collana "Spirto gentil" (distribuita da Universal), riunisce una ventina di laude a tema mariano e natalizio nell'interpretazione del Coro di Comunione e Liberazione diretto da Pippo Molino (voci soliste Manoli Ramírez de Arellano e Alberto De Maestri).
Sorte verso la metà del XIII secolo nell'ambito comunale dell'Italia centrale, le compagnie dei laudesi erano volte principalmente alla promozione della partecipazione diretta dei fedeli alle funzioni religiose, attraverso brani non liturgici in lingua volgare che rappresentavano la sempre più evidente affermazione di un'esigenza espressiva di carattere popolare; patrimonio artistico e devozionale unico al mondo, le laude vibrano così di una verità e di un'intensità comunicativa senza pari.
Il canto che si fa preghiera nella preghiera che si fa canto; in questo intreccio indissolubile non possiamo non lasciarci ancora oggi coinvolgere dalla disarmante bellezza, dallo stupore gioioso, dal piglio schietto e appassionato di splendidi brani come Laude novella e Altissima luce, Cristo è nato et humanato o Salutiam devotamente. Raccogliendo l'invito con cui don Giussani chiude la sua breve testimonianza sul tema delle laude: «Che questi bellissimi canti diventino la voce del nostro cuore: risveglino la nostra coscienza, acuiscano la domanda di ciò che è già dato, siano l'espressione adorante e filiale della nostra preghiera».