La fiducia, pièce teatrale di due atti. Nel primo atto, la fiducia si chiama Abbandono: provate a pensare all’immediata incertezza del lasciarsi cadere all'indietro, sapendo che c’è una persona che potrebbe sorreggervi anziché no. Con il peso del corpo affidato a mani estranee è possibile sperimentare la vulnerabilità in tutta la sua purezza. La fiducia diventa un salto nel vuoto, un atto di abbandono consapevole. Nella fiducia c'è un connubio tra il coraggio di chi si abbandona e la responsabilità di chi riceve il peso dell'altro. Atto secondo: la fiducia ci fa indossare una benda e diviene guida, oscurandoci la vista ma accendendo la fiamma della dipendenza. Ci fa camminare bendati e ci guida. È un balletto di affidamento reciproco, una sinfonia di passi incerti e intrecci di mani. In questa danza cieca, impariamo che la fiducia è connessione, dove l'essenza di chi guida si fonde con quella di chi segue. Abbandono e Guida convergono verso un principio fondamentale: la fiducia è un legame, un filo invisibile che connette le anime umane. Nella fiducia reciproca troviamo una forza che supera le barriere della paura e dell'incertezza. Abbandonarsi o affidarsi alla guida bendata richiede un atto di fede nella bontà intrinseca degli altri. La fiducia diviene così il collante speciale che tiene insieme il tessuto delle relazioni umane sane. Quando ci fidiamo riconosciamo la bellezza dell'interdipendenza, tessendo legami che resistono alle tempeste della vita. Che si tratti di un teatro o del mondo reale, la fiducia è il palcoscenico dove si esibiscono le relazioni umane nella loro forma più autentica e vibrante. È un faro che illumina il nostro cammino, offrendoci la certezza che ci sarà sempre qualcuno a cui possiamo affidarci, che ci sosterrà non solo con gesti tangibili ma con la fiducia incondizionata nel nostro bisogno di aiuto. Indipendentemente da quale sia l’atto in scena.
© riproduzione riservata