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La domanda sulla vita, il dolore e la morte

Gloria riva giovedì 24 aprile 2014
Sono bagnati dalla luce argentea della luna, il mantello e il vasetto della Maddalena. L’abito rosso, che tradizionalmente contraddistingue la Santa, è scomparso sotto questo bagno di luce. Il mantello in tutta la Scrittura è la vita stessa dell’uomo e il vaso (e nell’iconografia cristiana il vaso di nardo, in particolare) è spesso simbolo funerario.
Così Savoldo, artista di spicco nel primo rinascimento bresciano ma attivo a Venezia, traccia l’episodio del primo giorno dopo il sabato fra queste due coordinate: il mantello e il vasetto. Fra questi due poli c’è tutta a vita di Maria di Magdala, tutto il suo dramma e, insieme tutto il suo desiderio. E ci impressiona lo sguardo interrogativo che ci rivolge, così frontale e così realistico da sentircelo addosso anche dopo che ci siamo voltati.
La domanda sulla vita e sulla morte, la domanda sul dolore: è questo il dilemma di Maria. Ed è anche il nostro dilemma. Che l’uomo cerchi di eludere la domanda, che l’uomo laico cerchi di risolvere il problema ignorandolo e lasciando cadere nel nulla l’orizzonte del prima e del dopo l’esistenza umana, a nulla vale. La domanda ti resta addosso, come lo sguardo di questa Maddalena. Lo sfuggiamo cercando rifugio in ciò che le sta attorno: vorremmo trovare per un attimo il respiro e allontanarci da quegli occhi. La laguna sulla sinistra è così carica di vita e contrasta col sepolcro che preclude un poco la visuale. Sono i ricordi della pace veneziana sperimentata dallo stesso Savoldo nelle mattine fredde di una Venezia solitaria. Dall’altra parte un arco sembra, invece, farci ripiombare nello sgomento della domanda sulla morte. Gli occhi si stringono nel tentativo di vedere meglio. Sì, dietro l’arco c’è qualcosa: un albero secco e ruderi. Segni di un mondo caduco, stanco, prossimo a morire. Anche qui non abbiamo tregua: la vita della laguna, la morte segnata nei ruderi. La domanda resta lì.
E siamo costretti così a ritornare sullo sguardo della Maddalena e solo allora ci accorgiamo che non è uno sguardo inquieto, che l’interrogazione si fissa altrove. Sì, è lo sguardo di Colei che per prima vide il Risorto. Non guarda noi, guarda Cristo e, forse, guarda Cristo in noi.
Di generazione in generazione siamo noi, in fondo come le antiche donne corse al sepolcro, che diamo l’annuncio della speranza in una vita che non può morire. Purché si rimanga dentro la tensione che dallo sguardo della Maddalena si tende fra il vasetto e il mantello del mattino di Pasqua che fonda la storia cristiana.
Anche il Crivelli ha voluto immortalare la Maddalena con lo sguardo sospeso tra il mantello e il vasetto. Benché opera diversa per epoca e stile (qui siamo nel 1471 ad Ascoli Piceno) l’emozione che suscita lo sguardo della Maddalena è identica. Il fondo oro, con la sua solennità, non riesce a imballare il profilo della santa che resta vigile e viva.
Il vasetto si confonde con l’oro del fondo, quasi a indicare il mistero di cui è stato testimone: quella pia pratica di sepoltura mai compiuta, rimasta sospesa nel corso dei secoli, come questo vaso è sospeso nell’oro. Il mantello della Maddalena invece, qui, è rigorosamente rosso, come vuole l’iconografia tradizionale, con l’interno verde. Rosso di dolore e verde di speranza. Sono il velo del capo e i capelli e questo manto che ci rivelano la corsa della discepola di Cristo. Tutto è fermo nel tempo eppure lei corre. Corre, e il mantello cade mettendo a nudo la preziosa manica dell’abito di lei. Su quella manica ecco evidente l’araba fenice, che risorge dalla sue ceneri e in alto piume di coda di pavone con i loro occhi misteriosi. Sì, alla fenice allude lo sguardo un po’ sornione di questa Maria di Magdala. «Risorgiamo dalle nostre ceneri - sembra dire - c’è un mondo che attende occhi nuovi per rivedere, qui ed ora, il mistero del Risorto che accade».Immagini

>Giovanni Girolamo
Savoldo, Maria Maddalena, 1530- 1540; olio su tela 89,1 cm x 82,4 cm; National
Gallery Londra.
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>>Carlo Crivelli, Maria
Maddalena, part. del Polittico di Montefiore; 1471; 174 x 54 cm., olio su
tavola; Polo museale di San Francesco a Montefiore dell'Aso, Ascoli Piceno.
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