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La domanda di sempre: chi controlla i controllori (magistrati)?

Renato Balduzzi giovedì 26 maggio 2016
Riflettendo, in questi giorni, sul tema della valutazione dei magistrati, anche in vista della stesura, da parte del Csm che ha la competenza in tema di valutazioni della professionalità, di un documento contenente gli standard di rendimento dei medesimi (la disposizione legislativa che lo prevede ha ormai dieci anni di vigenza), mi è tornato alla mente un passaggio del Commento allo Statuto del Regno, scritto oltre un secolo fa da Racioppi e Brunelli, dove si afferma che il concetto informatore della legge Orlando sulle guarentigie del 1908 è che «nessun funzionario dello Stato deve essere più indipendente del giudice, e nessuno più disciplinato». A parte la qualificazione come "funzionario", che oggi va intesa, in senso lato, come chi esercita una funzione statale (e non come mero funzionario amministrativo) e a parte la pluralità di significati del termine "disciplinato" (aggettivo o participio passato: oggi le due accezioni sono compresenti), è fuori dubbio che il magistrato sia attualmente sottoposto a numerosi controlli, tra i quali quello sulla sua "produttività", dalla legge considerato indicatore della sua laboriosità (uno dei parametri delle valutazioni quadriennali di professionalità, con la capacità, la diligenza e l'impegno).Ora, la produttività, se riferita al settore giudiziario, è termine senz'altro ambiguo: ciò che si chiede alla magistratura è anzitutto giustizia, prima e più che produzione di sentenze e ordinanze (con le quali, anche se non soltanto con esse, i magistrati "parlano"). E la giustizia, pur dovendo essere tempestiva, non può considerarsi la semplice somma aritmetica degli atti emessi. Un po' come accade in campo sanitario, dove al sistema si chiede di produrre salute, e non solo prestazioni sanitarie.Chiarito questo punto, è allora opportuno, oltre che doveroso, individuare gli standard di rendimento, riferiti "agli specifici settori di attività e alle specializzazioni". Più che ricercare un numero minimo, sembra utile (e il lavoro fatto sinora sembra andare in questa direzione) un valore medio, come modello tipico e ordinario di lavoro, che possa concorrere allo scrutinio della produttività e non determinarne automaticamente e prioritariamente la valutazione: non un numero magico (sulla cui base distinguere tra buoni e cattivi, assolvere o condannare), ma un aiuto in più ad una valutazione attenta ed equilibrata.In conclusione: i controllori (magistrati) sono controllati, e lo sono da un organo di governo autonomo come il Csm, un modello costituzionale italiano che continua a essere apprezzato nel mondo e che sta a noi far funzionare bene.