La distrazione necessaria
So che qualcuno forse storcerà la bocca ma, d'altra parte, devo pur ingannare il tempo, visto che ne ho molto a disposizione. Tante volte, in passato, pensavo e dicevo che quando finalmente fossi andato in pensione avrei voluto restare a letto per un anno. A riposarmi. Oppure riciclarmi come collaudatore di materassi. Ora che è già un anno che sto a letto, posso dire con cognizione di causa che non è una gran cosa. Certo, quando lo dicevo non immaginavo neppure lontanamente che ci sarei stato in queste deplorevoli condizioni. Le giornate sono lunghissime, alcune volte interminabili. E per salvarmi tutto fa brodo, come si dice.
Per due settimane, due estati fa, sono rimasto senza computer, perché non riusciva più a sincronizzarsi con il puntatore. Una tragedia. Ore e ore immobilizzato a fissare il soffitto, e provate voi a immaginarvi nello stesso frangente. Per quindici giorni. Tra l'altro ero in Germania, e non parlando tedesco neanche mi potevo attaccare alla televisione. Poi per fortuna il problema è stato superato, ma da allora vivo con l'incubo che la cosa possa riproporsi. Perché col pc io faccio tutto. Parlo, leggo, scrivo (ma più di due o tre ore al giorno non riesco, mi cominciano a lacrimare gli occhi e il puntatore va per i fatti suoi), guardo film, serie Tv, telegiornali, e un po' di sport, soprattutto rugby (un tempo ci giocavo, e modestia a parte ero pure bravino), motociclismo e automobilismo. Per non pensare, o meglio, per avere quanto meno tempo possibile per pensare a come sono ridotto.
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