Se la vittoria fa zampillare le metafore ardite, scatenando la creatività dei cronisti, la sconfitta spegne, inaridisce, azzera. Al massimo, qualche scontato gioco di parole tra Macedonia e frutta. Siamo nello stesso tempo campioni in Europa e zimbelli nel mondo, impresa che solo all'Italia umorale poteva riuscire. (Le prossime citazioni sono tutte di ieri, 25/3). L'impero della metafora ardita e dell'enfasi sfrenata, la “Gazzetta dello sport”, indietreggia ben oltre alla linea del Piave, fino a titoli didascalici, poveri, spenti: «Fuori dal mondo» e «Un altro anno zero». Diciamolo liscio e senza fronzoli, sembrano essersi messi d'accordo tra redazioni: «Fuori dal Mondiale» (“Messaggero”) e «Fuori dai mondiali» (“Corriere”). Ci si divide appena sulla grafia di un monosillabo non autoctono: «Italia choc: si resta a casa» (“Corriere”) e «Azzurri shock» (“Repubblica”). Poi è una sequela di disastri, fantasmi e tenebre. I tentativi di creare metafore si arresta prima del dessert: «Italia alla frutta» (“Stampa”) e «Questa Italia è alla frutta» (“Quotidiano nazionale”), tra l'altro senza zucchero: «Una Macedonia amara» (“Giornale”). Saranno coincidenze, ma tra le righe emergono riferimenti a film e libri. «Tutti a casa» (“Repubblica”) evoca Luigi Comencini e Alberto Sordi, con il loro omonimo film drammatico del 1960; «Le tenebre azzurre dall'Europeo al nulla» sembra richiamare il romanzo di Giovanni Arpino Azzurro tenebra (1977), con il racconto del disastroso Mondiale del 1974. Mesti i commenti. Mario Sconcerti (“Corriere”): «Non è stato il tecnico a essere sbagliato, è l'intero nostro calcio a non reggere più, a fare troppa fatica». Paolo Condò (“Repubblica”): «Due mondiali mancati consecutivamente equivalgono a una fusione del nocciolo dalla quale il nostro calcio faticherà molto a rialzarsi». Fabrizio Roncone (“Corriere”): «Che botta. Eccoci nel pozzo nero del calcio». Gigi Garanzini (“Giornale”): «L'Italia ha ballato una sola estate». Amen.