La dignità delle donne non sopporta «sconti»
A conclusione ormai della settimana all'inizio della quale s'è celebrata la Giornata contro la violenza sulle donne è bene ricordare quanto e come la Chiesa si sia fatta carico anche di questa che, tra tutte le molteplici forme di vessazione di cui le donne sono quotidianamente vittime, è la più odiosa e vigliacca. Nel solco di questo magistero, papa Francesco nell'Amoris laetitia scrive tra l'altro, proprio a questo proposito, che «la vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne, i maltrattamenti familiari e varie forme di schiavitù non costituiscono una dimostrazione di forza mascolina, bensì un codardo degrado. La violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne contraddice la natura stessa dell'unione coniugale... È necessario combattere la violenza contro le donne, lo voglio dire con forza, prima di tutto dal punto di vista culturale. E il primo campo a essere impegnato è quello educativo, iniziando dalle scuole e da tutte quelle che chiamiamo le agenzie educative: la famiglia, la scuola, gli ambiti ricreativi... Talvolta anche nello sport, che dovrebbe essere una forma di educazione, emerge una forma di aggressività. E ogni forma d'aggressività che si forma nell'adolescenza è poi destinata nell'età matura a ripercuotersi su qualcuno e spesso sulla propria compagna».
Ma non basta: oltre a quanto affermato nei documenti, sono innumerevoli le occasioni in cui Bergoglio ha stigmatizzato la viltà della sopraffazione fisica sulle donne. Come quando nel gennaio 2018, durante il viaggio in Perù, volle ribadire che «non è lecito naturalizzare la violenza sulle donne, sostenendo una cultura maschilista che rifiuta il protagonismo della donna all'interno della comunità. Non è lecito guardare dall'altra parte mentre tante donne, in particolare le adolescenti, sono calpestate nella loro dignità». Fu in quel viaggio che, pronunciando per la prima volta la parola "femminicidio", volle ribadire quanto affermato sempre nell'Amoris laetitia, e cioè l'impegno della Chiesa nella lotta contro questa violenza: «Come sacerdoti spesso siamo i primi a raccogliere brevi racconti da chi subisce violenza. Dobbiamo essere dunque più accoglienti, attenti e meno frettolosi nei loro confronti». Parlava, è vero, del dovere dei sacerdoti. Ma se ogni cristiano si sentisse in obbligo di prestare la stessa attenzione e accoglienza forse qualcosa cambierebbe.