La dieta italiana sbaraglia le rivali
Il primato sancito oltre oceano, rappresenta anche l'occasione per una stoccata campanilistica. Il primo posto nella classifica mondiale delle diete, viene fatto notare dai produttori italiani «è anche una risposta ai bollini allarmistici e a semaforo fondati sui componenti nutrizionali che alcuni Paesi, dalla Gran Bretagna al Cile alla Francia, stanno applicando su diversi alimenti della dieta mediterranea sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale». Sana competitività tra paesi diversi, si potrebbe dire, che, tra l'altro, deve comunque fare i conti con altre notizie che rimbalzano sulle agenzie. Per la prima volta dall'inizio della pandemia pare che gli italiani abbiano comprato meno cibo. Le cifre diffuse sempre in questi giorni parlano di un -5,5% in valore e di un -5,6% in volume per febbraio 2021 su febbraio 2020. Fa notare Filiera Italia: «Non è solo il saldo dell'effetto scorte che hanno gonfiato i consumi all'inizio della pandemia lo scorso anno, è l'aumento del food social gap». Che, detto in altro modo, significa una cosa sola: la distanza tra chi può permettersi di acquistare prodotti di qualità e chi deve contrarre i consumi si sta allargando. Insomma, la povertà cresce anche se la dieta mediterranea vince.