La carità, i gesti concreti di attenzione e cura nei confronti di chi ci sta vicino, specie di chi vive nel bisogno o porta ferite da cui fatica a guarire, è una dimensione fondamentale della fede cristiana. Nell’orizzonte di questa espressione visibile di Dio che si fa compagno dell’umanità visse san Vincenzo de’ Paoli, che ci ha lasciato in eredità una famiglia numerosa di persone impegnate accanto agli ultimi. Nato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, da giovane era stato guardiano dei porci. Fu ordinato sacerdote a 19 anni e nel 1605, mentre era in viaggio da Marsiglia a Narbona fu fatto prigioniero dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi. Nel 1607 venne liberato dal suo stesso «padrone», che grazie a lui si era convertito al cristianesimo. Arrivò quindi a Roma e poi a Parigi: divenne parroco nel 1612 nei pressi della città, dedicandosi in particolare ai bisognosi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che divennero poi gli animatori della Chiesa francese. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e, insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633). Diceva ai sacerdoti di San Lazzaro: «Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto». Per lui la regina di Francia inventò il Ministero della Carità. E da insolito «ministro» organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Morì a Parigi il 27 settembre 1660 e fu canonizzato nel 1737.
Altri santi. San Caio di Milano, vescovo (II-III sec.); beato Lorenzo da Ripafratta, religioso (1373-1456).
Letture. Romano. Esd 9,5-9; Tob 13; Lc 9,1-6.
Ambrosiano. 2Pt 2,12-22; Sal 36 (37); Lc 19,11-27.
Bizantino. Ef 5,25-33; Lc 5,33-39.
t.me/santoavvenire