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La cultura di massa e gli effetti nocivi sulle scelte di voto

Alfonso Berardinelli venerdì 9 marzo 2018
La cultura di massa e gli effetti nocivi sulle scelte di voto
Mentre alcuni politologi americani vedono nello scadimento culturale degli elettori un pericolo per la democrazia (lo shock Trump), accade che ci si chieda poco a cosa è dovuto un tale scadimento. Le ragioni da individuare sono molte. Ognuno può fare il suo elenco e stabilire la sua classifica. Ma i fenomeni e i sintomi manifesti sono chiari da tempo. È vero che la nozione di cultura ha confini variabili secondo il punto di vista e il criterio di definizione adottato. Ai due estremi c'è da un lato la cosiddetta “alta cultura” costituita dalle élite intellettuali di scienziati, docenti universitari, filosofi e storici, ricercatori d'avanguardia, artisti e critici. All'estremo opposto c'è la cultura in senso lato, antropologico o sociologico, che comprende e anzi mette spesso in primo piano e al centro dell'attenzione la “cultura di massa”, che va dall'intrattenimento e divertimento in tutte le sue forme, alla moda, allo sport, alla pubblicità, al turismo, ai social network oggi prevalenti e in espansione. Il grande successo di un personaggio come Umberto Eco nell'Italia dagli anni Sessanta al Duemila, ha avuto anche un preciso, esemplare significato sociale e storico: ha mostrato in prima persona cosa poteva essere la sovrapposizione e fusione di due livelli di cultura tradizionalmente contrapposti, cultura di ricerca e interpretazione del passato e cultura di consumo e comunicazione massmediatica. Come studioso di semiologia Eco applicava metodi di élite a oggetti culturali di consumo. Come narratore faceva uso di procedimenti tecnici presi dalla paraletteratura e dal feuilleton, mescolandoli con problematiche interpretative sofisticate. Ma nonostante il successo e l'abilità manipolatoria, il suo culturalismo ludico-erudito non riuscì a convincere pienamente né colleghi scrittori come Calvino, né storici e critici della cultura come George Steiner. Cancellando i confini tra alto e basso, la mescolanza totale annulla la dialettica e la varietà delle esperienze e degli eventi culturali. Meglio non confondere Delitto e castigo con i romanzi polizieschi, né Mozart con la pop music. Oggi la cultura di massa si sta impadronendo della nostra narrativa attraverso il culto del bestseller, idea fissa che dagli editori si è trasmessa a molti giovani autori. E d'altra parte anche l'università di massa non può che adeguarsi alla cultura di massa, che oggi significa sempre più disaffezione alla lettura e ai libri. Si prospetta un futuro imminente in cui i laureati che non hanno mai letto per intero nessun capolavoro del passato saranno la maggioranza. E le democrazie non possono che essere governate dalle maggioranze.