La crisi dell'edilizia? Durerà fino al 2045
Nel 2019 gli investimenti in costruzioni sono cresciuti del 2,3% rispetto al 2018. Ma il rapporto chiarisce che «non si tratta di un aumento in grado di segnare una vera svolta e di stabilizzare un settore che negli ultimi 11 anni si è ridotto ai minimi storici». La seconda parte del 2019, peraltro, ha fatto registrare una tendenza a un indebolimento della produzione. Per quanto riguarda in particolare il mercato immobiliare, nel 2019 la produzione di nuove abitazioni è cresciuta del 5,4% rispetto al 2018, ma negli anni precedenti – ricorda il rapporto – tale comparto ha registrato «una drastica contrazione dei livelli produttivi di oltre il 70%». È stato proprio il settore immobiliare finora, nonostante la casa di proprietà rimanda il principale "oggetto del desiderio" degli italiani d'ogni fascia sociale, a pesare più d'ogni altro sulle prospettive di rilancio dell'economia del nostro Paese.
Una delle strozzature fondamentali del settore, come di molti altri, è rappresentato dalla difficoltà di accesso al credito: nel secondo e terzo trimestre 2019 i finanziamenti alle imprese per il comparto residenziale hanno registrato diminuzioni del 2,2% e dell'1,8%, mentre quelli per il comparto non residenziale sono scesi addirittura del 30% rispetto ai primi nove mesi del 2018. In diminuzione anche i mutui alle famiglie per l'acquisto di abitazioni erogati in Italia: i dati dei primi nove mesi del 2019 sono negativi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un calo dell'8,2%.
Come supportare la ripresa strutturale del settore delle costruzioni? È uno dei temi decisivi di politica industriale per il rilancio della competitività italiana. Finora la sua rilevanza è stata pari all'indifferenza con cui la politica si è occupata della questione. La speranza è di non doverlo ricordare, come una stanca litanìa, fino al 2045.
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