LA CRESCITA
Su un vecchio numero di una rivista inglese di costume e società - e quindi anche di economia - trovo questo apologo ironico. Anche ai semplici cittadini viene ripetuto che la crescita dei consumi è il volano dell'economia, così come lo è la crescita della produzione, del livello di vita, del prodotto interno lordo e via dicendo. La parola magica è effettivamente «crescita». E su tanti aspetti possiamo andare d'accordo. Ma quella timida mano alzata pone un'obiezione che non può essere accantonata dalla tipica superiorità dello studioso che ignora i dati marginali. Elias Canetti, il noto autore della Provincia dell'uomo (1973), osservava che «il progresso ha, però, qualche svantaggio: ogni tanto esplode».
La crescita, quando riguarda la società, non è così meccanica come in un esperimento di laboratorio. C'è il fattore umano che non può essere ignorato e si chiama «etica». Perciò, diamo certamente «a Cesare ciò che è di Cesare», riconoscendo l'autonomia di certe leggi socio-economiche, ma siamo sempre pronti a ricordare a quegli operatori che bisogna anche «rendere a Dio ciò che è di Dio». Se non sono credenti, basterà ribadire loro che la dignità dell'uomo, la sua libertà, la sua vita non sono negoziabili secondo i parametri della pura «crescita» materiale. Bisogna, però, riconoscere che non pochi economisti oggi sono molti più cauti. «Anche il progresso - scriveva Ennio Flaiano - diventato vecchio e saggio, votò contro».