La crescita delle imprenditrici agricole
na volta si chiamavano “donne rurali”, oggi sono imprenditrici agricole. Non si tratta solo di un’evoluzione lessicale, ma, per fortuna, di molto di più. Perché il ruolo della donna nelle imprese agricole è cresciuto nel tempo, tanto da farne una componente essenziale per il futuro dell’attività agroalimentare in numerose aree dello Stivale. Donne, dunque, alla guida di imprese a tutto tondo. Che spesso raggiungono risultati oltre la media e che sono di esempio per tutti. Delle donne in agricoltura si è parlato nei giorni scorsi in occasione della seconda edizione del Premio “Amiche della terra, storie di donne che nutrono il mondo” promosso da Coldiretti: una iniziativa, analoga a quella dedicata ai giovani agricoltori, che ha l’obiettivo di far comprendere meglio l’attività di questa parte dell’imprenditoria agricola italiana. Stando ai dati forniti nel corso dell’evento, sarebbero oltre 200mila le imprese guidate da imprenditrici: il 30% circa delle aziende agricole italiane. Aziende, a quanto pare, in grado di mostrare una notevole capacità di coniugare rispetto per l’ambiente, impegno sociale, qualità della vita, valorizzazione dei prodotti tipici e biodiversità. Le imprenditrici agricole sarebbero più in grado di portare “innovazione, sostenibilità e passione”. Partendo magari dalla loro preparazione: il 25% di loro ha una laurea e il 50% associa all’attività primaria (semplice coltivazione) tante altre attività come agriturismo, agriasili, fattorie didattiche, agri cosmesi e una particolare attenzione al sociale. Dal punto di vista strettamente economico, le imprenditrici agricole operano in ambiti diversificati come l’allevamento, la coltivazione, il florovivaismo e l’agriturismo. Tra queste imprenditrici spicca poi la quota giovane: circa 13mila aziende sono infatti guidate da donne sotto i 35 anni di età, che puntano su innovazione e tecnologia. Sono Sicilia, Puglia e Campania le regioni con la maggior quota di imprenditoria femminile. Più del 60% adotta pratiche sostenibili, come il biologico, promuovendo la tutela della biodiversità e il benessere animale. Molti gli esempi per capire meglio: oltre alle produzioni agricole tradizionali, queste imprese si ritrovano anche nelle attività di promozione delle produzioni agricole così come in quelle legate a particolare aree, ma pure nella attiva lotta alla concorrenza sleale e al caporalato. Che il futuro dell’agricoltura non dipenda solamente dalle imprenditrici ma da un insieme complesso di fattori, è cosa più che nota. Ma che, come si diceva prima, la presenza attiva delle donne nei campi è sempre di più fattore di competitività e concorrenzialità importante. © riproduzione riservata