«C'è chi comprende e chi non comprende, caro signore. Sta molto peggio chi comprende,
perché alla fine si ritrova senza energia e senza volontà».
Luigi Pirandello
La barca oscillava come cullata dalle onde notturne, quando Michele guardò Alessandro. La sua canna da pesca pareva un pennello immerso nell'oscurità delle acque. La luna, testimone silenziosa, disegnava la traiettoria delle loro parole. «Sai – iniziò Michele –, la comprensione è un’arte che ci svuota, ci fa pesanti come quest’aria salmastra. Capire davvero, sentirlo qui – disse, indicando il petto – ti consuma». Alessandro annuì silenzioso. «Eppure – rispose morbidamente – è anche ciò che ci rende più umani, Michele. In ogni verità che scorgiamo può annidarsi in noi come una scintilla di speranza. È l’essenza stessa della resilienza». La canna di Michele si piegò leggermente: un pesce aveva abboccato. Lui fece forza, ma con una delicatezza quasi affettuosa. «Vedi, ogni volta che qualcuno capisce si spezza qualcosa dentro. Ma ciò non è forse la condizione per ricostruirsi?». Alessandro sorrise, seguendo il movimento dell’amico. «Reinventarsi, esatto. Come il mare che si ritira e poi torna, più vigoroso. Anche nel silenzio di questa notte c'è un dialogo, un ascolto che non stanca, che anzi, alimenta». Michele girò di colpo la testa: «Alessandro, non temi che questa costante comprensione possa diventare una gabbia? Una prigione di empatia da cui non si evade?». La risata di Alessandro rimbalzò come un sasso liscio sull’acqua. «Michele, amico mio, l’empatia è l'ala, non la gabbia. Ci permette di sorvolare le acque profonde della solitudine. E sì, talvolta è un volo stanco, ma è sempre volo». Il silenzio cadde per un istante, rotto solo dal fruscio dell’acqua contro lo scafo. «Però – riprese Michele – resta il fatto che questa comprensione ci lascia vuoti, senza energia, senza volontà, come diceva Pirandello». «Ah, ma l’energia si rinnova! – lo interruppe Alessandro –. Ogni giorno, ogni incontro, ogni parola. La volontà? È la scelta di restare in superficie o di immergersi nelle profondità». «Quindi, cosa proponi? Continuare a pescare, sperando di catturare qualche saggezza insieme ai pesci?». Michele scherzò, ma nei suoi occhi brillava una sfida. «Proprio così – concluse Alessandro, estraendo dalla loro pesca notturna non solo i frutti del mare ma anche quelli del pensiero –. Continuare a pescare, a comprendere, a parlare. Perché in ogni dialogo, anche quello che può sembrare più inutile, c'è la luce di un’idea che attende di essere colta». La conversazione si spense mentre i due amici continuavano a pescare, le loro silhouette intagliate contro l’orizzonte, compagni nella comprensione e nell’avventura di una notte in cui il mare aveva parlato attraverso loro. Riflettendo sulle parole di Pirandello si scopre una verità quasi luminosa. Comprendere è come navigare a vista in un mare tempestoso: faticoso, sì, ma spesso necessario, talvolta addirittura decisivo. È un viaggio che consuma energie, certo. Alimenta però una rivoluzione silenziosa, quella della consapevolezza. È una vela che può spingerci verso lidi di miglioramento per noi e per gli altri.
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