Esiste anche un calendario degli oggetti, che a differenza del meteo non segue un andirivieni ma avanza in una sola direzione, a passi decisi, profondi come un'impronta nel cemento. Dopo l'inverno c'è solo altro inverno e passare dalle vetrine alla soffitta è un attimo. Ma non mancano le eccezioni, il cambio di ruolo, la capacità di regalare interesse nuovo a un materiale o una lavorazione che sembravano obsoleti. Personalmente sono affascinato dalle clessidre, diventate icone elettroniche per le ricariche dei software e adesso anche oggetti di design. In giro ne trovi di bellissime, enormi e mignon, con lo scheletro di legno o le “pareti” in cristallo dipinto, classici orologi di sabbia oppure strumenti di esperimenti scientifici sulla gravità. A me però piacciono nel loro uso consueto, che è la cura del tempo, raccolto e custodito in memoria trasparente, granello dopo granello, nella conta, apparentemente infinita, degli attimi che non ci sono più. E poi se capovolgi le ampolle, ti sembra di poter fermare la corsa dei minuti. Un'illusione, certo, tuttavia preziosa. Per capire quanto tempo abbiamo fatto cadere inutilmente. E quanto ce ne resta attaccato alle mani. Con cui disegnare futuro o costruire barriere. Da trasformare in pugno, o aprire in una carezza.