Va bene tutta la pietà possibile per quel medico genovese, che faceva gli aborti non in ospedale, ma nel suo studio privato, e che si è ucciso quando è stato scoperto; e va bene la pietà anche per quelle signore perbene, che abortivano (magari per partecipare senza problemi di linea a un reality televisivo), ma scaricare tutte le colpe sulla Chiesa sembra un po' troppo. Questo vale sia per don Andrea Gallo (è sempre doloroso prendersela con un sacerdote, un "prete di strada", di cui si conosce l'amore per i più piccoli del Vangelo) sia per il presidente dell'Ordine dei medici di Genova, che, «da cattolico», dice al Corriere della sera (mercoledì 19) che «la Chiesa affronta con faciloneria la questione dell'aborto» e spiega che «stiamo parlando di aborto, non di infibulazione o altre pratiche lesive della dignità umana». Come si fa a spiegare a questo facilone che proprio l'aborto offende la dignità della donna prima persino di quella del figlio che porta in grembo? E come si fa a dire a don Gallo che, invece di «accompagnare le prostitute ad abortire» (La Stampa), farebbe meglio a condurle al Centro di Aiuto alla Vita genovese di Via Caffaro 4/A, dove, come negli altri 250 in Italia, al posto della solitudine disperata del reparto IVG di un ospedale, troverebbero accoglienza, sostegno e quasi sempre salvezza per sé e il loro bambino? Lui dice al Corriere della sera che «il principio che si è persona dal momento del concepimento non è stato ancora scientificamente assodato»: bisognerebbe fargli capire che non la scienza potrà «assodare» che cos'è che "fa" una persona, ma piuttosto la ragione. Basta usarla. E far capire anche " a lui che si prodiga tanto per i "piccoli" di Gesù " che, nell'aborto di una povera donna, c'è qualcuno che, evangelicamente, è ancora più "piccolo" di lei. E non solo di dimensioni.
CARITÀ E UGUAGLIANZA
A insegnare la carità alla Chiesa, come già si è visto, sono in molti, specialmente fra i "laici". Ecco, per esempio, Chiara Saraceni, che insegna Sociologia della famiglia all'Università di Torino dice al Secolo XIX (mercoledì 19): «Se fossi cattolica direi che ci vorrebbe più carità nel rivolgersi alle donne che abortiscono». Poi aggiunge una sua scoperta scientifica: «Portare un bimbo nel grembo e metterlo al mondo non è la stessa cosa di concepirlo». Sembra che non lo sia nemmeno l'aborto. La Saraceni, però, coltiva un'idea. A proposito degli «aborti selettivi in Cina, dove vengono eliminate le femmine», propone di «batterci per metterle in grado (le madri cinesi) di non abortire solo le femmine». Insomma, come da noi dove, nell'aborto, tra maschi e femmine c'è perfetta uguaglianza.
ANTI-ANTIGONE
Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista, vuole rifondare anche l'antica morale greca. Si parla di aborto e al suo giornale, Liberazione, dichiara (sabato 15): «Quando una norma contrasta i sentimenti è destinata a essere trasgredita. Ricordo sempre l'"Antigone" di Sofocle: tra i sentimenti e la norma, alla fine Antigone esce dalle mura e va a riprendersi il corpo del fratello». Ma, nella tragedia, Antigone seppellisce il fratello Polinice, perché così voleva la legge degli Dei: il contrario di ciò che le aveva ordinato il re Creonte. Anche nell'antica Grecia è la norma morale (degli Dei) che conta, non quella di Creonte (dello Stato). Giordano non lo sa?