Rubriche

La chiave della confusione in sei parole: autonomia, bandiera, carità, felicità...

Alfonso Berardinelli sabato 17 dicembre 2011
Ci troviamo immersi nella più grande confusione. Tutto il mondo è «interconnesso» e questo nuovo tipo di universalismo, chiamato globalizzazione, impedisce a ogni società e Stato nazionale di scegliersi la propria strada, la propria economia, il proprio modo di vivere. Ma quando tutto è interconnesso, da dove cominciare per risolvere un problema o una crisi? C'è qualcuno che lo sa? Nelle società complesse la semplicità sembra vietata. Parlando con un vecchio amico ci siamo detti senza pudore un'amara verità: per la prima volta nella vita, non riusciamo a capire né dove nasce il guasto, né qual è la diagnosi, né come può essere riparata la macchina economica, finanziaria, politica. Eppure bisogna fare presto… A consolare i nostri poveri cervelli e a far dimenticare per un attimo un'impotenza politica crescente, ci arrivano dal remoto 1958 le voci di un vocabolarietto pubblicato allora dall'Almanacco Letterario Bompiani, con cui si apre il numero 137 della rivista Lo Straniero. Le prime sei voci riportate, Autonomia, Bandiera, Carità, Educazione, Eguaglianza, Felicità, furono scritte rispettivamente da Norberto Bobbio, Pier Paolo Pasolini, Aldo Capitini, Geno Pampaloni, Franco Fortini, Elsa Morante. Autonomia – spiega Bobbio – non è libertà senza norme, è ubbidire a norme che un individuo, un gruppo, un popolo prescrivono a se stessi. Le bandiere, secondo Pasolini, sarebbe meglio abolirle: sono primitive, barbariche, bagnate di sangue. Alla carità, dice Capitini, abbiamo dato nomi che sembrano più moderni, ma sono troppi e disperdono un significato antico che va riscoperto. Per Pampaloni educazione è libertà e ordine, equilibrio fra individui e storia. L'eguaglianza, secondo Fortini, è stata sostituita dal livellamento della cultura industrializzata. E la felicità? Elsa Morante si diverte a notare quanto possa essere diversa secondo il carattere, l'età, le circostanze. Comunque, dopo aver letto queste voci, mi sento un po' meno confuso. Sarà un caso, ma forse in quelle sei parole c'è quasi tutto.