La chance europea per rilanciare il Sud
Oggi il "manifesto sudista" – firmato tra gli altri da Alessandro Laterza, Carmine Donzelli, Carlo Trigilia e Luca Bianchi – individua nel Recovery Fund l'occasione storica per ricostruire il Mezzogiorno. Appare molto convincente il metodo della riflessione. Non più fondata (come troppe volte abbiamo letto) su uno spirito "rivendicativo", come pretesa di equità di trattamento rispetto alle altre aree del Paese, ma su una logica "competitiva": sul piano macro-economico il Sud è infatti la «riserva di crescita dell'Italia, perché dispone delle maggiori quantità di risorse inutilizzare, in particolare umane». Nell'individuare le priorità su cui focalizzare gli investimenti, il documento si concentra sulle reti per la mobilità delle persone e delle merci, sulle infrastrutture sociali come ospedali e scuole (con meno tasse universitarie e più borse di studio) per garantire ai meridionali gli stessi diritti di cittadinanza goduti al Nord e al Centro, sulla valorizzazione dei luoghi per rafforzare l'agricoltura di qualità e il turismo sostenibile.
Meno innovative, forse, le proposte per la ripartenza del sistema imprenditoriale. Dopo gli insuccessi dell'era degli investimenti pubblici centralizzati e di quella più recente degli incentivi e dei sussidi alle imprese (lo strumento preferito, quest'ultimo, dalla cattiva politica e dalla pessima amministrazione pubblica locale), c'è disperato bisogno a mio avviso di una rivoluzione liberale realizzando una "No Tax Area" per il Mezzogiorno. Oggi a livello europeo ci sono (finalmente) le condizioni per realizzarla. Sarebbe un errore fatale non cogliere l'occasione.
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@FFDelzio