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La Capria: la musica del raccontare mette ordine nel caos quotidiano

Alfonso Berardinelli sabato 23 novembre 2013
Qualunque cosa scriva Raffaele La Capria, può diventare libro. I suoi Umori e malumori (Nottetempo) appena pubblicati, sono articoli di questi ultimi due anni, eppure suonano come un remoto diario personale. La loro perfetta contemporaneità al presente è già fuori del tempo: il fastidio che prova «l'autore di fronte alla quotidiana mediocrità della vita italiana», la noia e anche l'ira, riescono a prendere immediatamente «la forma del racconto, della favola, dell'apologo».Non può trattarsi solo di artifici letterari. È però certo che la visione delle cose si illimpidisce ogni volta che La Capria trova il modo per descriverle. Come in nessun altro, il giornalismo diventa in lui letteratura. Il suo sguardo sulla società è nello stesso tempo ravvicinato e distante. È la musica del raccontare che mette ordine nel caos», è un modo di ragionare.Leggendo questa piccola raccolta di "operette morali", la sapienza di La Capria continua a sorprendere. Si parla di ricchezza, di politica, di uso delle parole, di un minuscolo insetto smarrito, di vecchiaia e stanchezza, di amici scomparsi e di grandi libri. E ogni volta La Capria crea spazio, fa circolare aria, ristabilisce le giuste proporzioni.Nel brano "I soldi" dice che «questo dei soldi sta diventando un problema serio, che bisogna arginare» perché l'eccesso di disparità economica, la ricchezza di chi «prende i soldi dello Stato» ottenendo «somme inammissibili», minaccia i legami sociali e fa nascere tensioni difficili da controllare. Giusto allarme. Ma da dove viene? Viene da chi sa guardare anche altrove. Il brano successivo inizia così: «Come sono misteriosi gli uccelli notturni, i gufi, le civette, i barbagianni! Il gufo reale è uno dei più grandi e merita veramente il suo nome. Una sera d'estate, nella casa di campagna, ne ho visto uno volare dal tetto…»Ecco, un gufo in volo. Basta guardarlo e nominarlo e i soldi diventano polvere.