Maria Callas fra palco e realtà: ecco com'è diventata “Divina”
Maria Callas indossa abiti della sartoria Biki nella sua abitazione di via Buonarroti, Milano, aprile 1958.
L’inizio e la fine sono al Teatro alla Scala: la prima foto, del 1° dicembre 1954, la ritrae insieme ai tre grandi direttori d’orchestra Arturo Toscanini, Victor De Sabata e Antonino Votto dopo una delle prove della Vestale di Spontini; l’ultima è del 7 dicembre 1970 e rappresenta il suo ritorno, come spettatrice, accanto a Wally Toscanini, sul palco del sovrintendente per assistere ai Vespri Siciliani. In mezzo, altri 89 scatti che raccontano la “Divina”, Maria Callas, la prima cantante lirica a godere di una grande esposizione mediatica. La prima star. Una Callas pubblica e privata, da scoprire, in occasione del centenario dalla nascita (che ricorre il 2 dicembre) nel percorso di immagini che Intesa Sanpaolo propone fino al 18 febbraio alle Gallerie d’Italia di Milano: “Maria Callas. Ritratti dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo”, a cura di Aldo Grasso.
La mostra, patrocinata dal Comune di Milano, è la prima iniziativa che apre Callas100, il palinsesto di eventi organizzati fra novembre e dicembre dal Comune di Milano in collaborazione con Teatro alla Scala, Gallerie d’Italia e Piccolo Teatro di Milano per rendere omaggio «alla cantante lirica più ammirata al mondo, un’ineguagliabile artista legata alla storia della città e del suo grande teatro d’opera», come sottolinea il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli.
Maria Callas indossa abiti della sartoria Biki nella sua abitazione di via Buonarroti, Milano, aprile 1958. - Foto di Angelo Novi - Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo
Il racconto fotogiornalistico sulla grande artista si affianca a quello della donna dalla vita intensa e tormentata, soprattutto in campo sentimentale, rendendola una delle protagoniste della cronaca degli anni Cinquanta e Sessanta. I fotografi la seguivano ovunque, in particolare fuori dalla scena: per strada, al ristorante, in aeroporto o sul megayacht di Onassis, nell’atelier di Biki, nella sua casa milanese di via Buonarroti (in salone, l’unica foto a colori) e in tribunale, nei giorni in cui si discuteva la causa di separazione dal marito. La troviamo accanto agli uomini che più di tutti condizionarono la sua vita – il marito, l’industriale Giovanni Battista Meneghini, e Aristotele Onassis (è della Publifoto il servizio “scoop” scattato nei giorni 3-4 settembre 1959 che svela al mondo la loro relazione) – ma anche vicino alle amiche e amici di una vita: Antonio Ghiringhelli, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Franco Zeffirelli, e naturalmente Pier Paolo Pasolini con cui girò il film Medea.
Una voce, «upupa leggendaria» (per citare Alberto Arbasino), e molto altro. «Come in tutte le leggende - racconta Aldo Grasso - l’inizio comporta una prova, un elemento perturbatore che pone ostacoli da superare. “Mi fece l’effetto di una donna sgraziata. Pesantissima, stazionata. Una ciabattona”: è la descrizione crudele che la sorella di Giovanni Battista Meneghini, futuro marito della cantante, fa di Maria Callas nel 1947, durante i primi mesi in Italia. Eppure, Maria Callas, con una determinazione pari solo al desiderio di apprendere, mira da subito alla classicità: sacerdotessa del bel canto, virtuosa, tragica. I critici parlano della sua apparizione come di un passaggio sconvolgente, di una mirabile presenza scenica che sapeva unire l’intelligenza artistica all’innato carisma, di una ricerca della perfezione senza limiti». Callas fa parlare di sé per il canto, «per le sue tormentate vicende amorose e le “care amicizie”. Attorno a lei nacque un vero e proprio culto, sfociato nell’appellativo di “divina” che ancora oggi ne accompagna il nome». Maria Callas, una star. Divina. Indiscussa e indimenticabile.
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