Malgrado tutto, ottobre vuol dire ancora vendemmia, otri, cantine. È vino nuovo per addomesticare vecchie paure: la vita che non va, le inquietudini sul lavoro, un amore deludente. E se sei fortunato un amico sa abbinare ogni piatto a un buon bicchiere, così da esaltare il sapore di entrambi. Ricordo un po' di tempo fa, una persona speciale, un uomo meraviglioso, che aveva tenuto da parte una bottiglia preziosa per una serata straordinaria. E quella lo era davvero, con attorno allo stesso tavolo persone che non si parlavano da anni. Una gioia grande, seconda solo alla delusione all'apertura del vino. Che non c'era più, evaporato, svanito, forse sfibrato dal lungo letargo in cantina. Ma la rabbia durò un minuto, il tempo di una risata e di trovare un'altra bottiglia. Meno nobile ma buona lo stesso, persino più adatta a sminuire le tensioni sedimentate in tanti mesi di incomprensioni reciproche, di orgoglioso silenzio, di minacce e ripicche. Un bicchiere, un altro, senza esagerare per non uccidere la magia del momento e, a fine serata, tutti a firmare sorridenti l'etichetta della bottiglia “traditrice”. Chissà forse è diventata un quadretto. Una piccola icona sull'amicizia, quella che sa riconoscere un buon vino. Ma dove non è il vino la cosa davvero importante.