LA BICICLETTA
Sì, è vero, la bicicletta incarna un paradosso: se è ferma, cade a terra; se è in moto, è in prefetto equilibrio e funzionalità. È su questa elementare rilevazione che Madeleine Delbrêl (1904-1964), straordinaria figura di testimone cristiana negli spazi degradati della banlieu parigina, intesse una parabola spirituale (nell'opera Il piccolo monaco, Gribaudi 1990). Anche l'acqua ferma s'intorbida e si trasforma in palude. Ogni esperienza umana, quando si stinge, corre il rischio di estinguersi. L'eccessiva ricerca di sicurezza religiosa e sociale, pur avendo alla base una motivazione anche legittima, alla fine rende gretti e ristretti di mente e ci rinchiude in una sorta di bozzolo asfittico.
Le stesse parole - anche quelle sacre - non sono fatte per rimanere inerti nei libri, ma devono diventare vita, come ci ha insegnato Olmi nel suo mirabile film Centochiodi. «Chi si ferma è perduto», diceva uno degli slogan del passato regime; al di là della retorica, dichiarava una verità che spesso è disattesa. Seduti ai bordi della vita, si lascia che il fiume degli eventi e delle cose passi e così si dissolve la missione che ognuno di noi deve espletare. Ed è drammatico quando questa inerzia è adottata come stile di vita dai giovani, simili a biciclette appoggiate al muretto dove essi passano ore vuote. Scriveva l'antico Seneca: «Affrettati a vivere bene perché ogni giorno è in se stesso una vita».