La Bestia che sbrana se stessa trova riflessione e misericordia
I commentatori, anche quelli più caustici come Michele Serra (“Repubblica”, 28/9), si fermano: «Luca Morisi oggi ha bisogno esattamente delle cose che non ha mai concesso agli altri (...). Se un nemico di Salvini fosse incappato in una storia identica a quella che oggi ha atterrato Morisi, la Bestia lo avrebbe sbranato». Stefano Zurlo (“Giornale, 28/9, titolo: «Una misericordia gonfia di spine») è ben più d'un soccorritore: «Non si tratta di assolvere la macchina salviniana» ma di svelare che questa di certa sinistra è «l'ultima versione della gogna: quella che ricopre le pietre di soffice ipocrisia». Sarà. A dire il vero, i migliori interventi invitano alla riflessione e non suonano affatto ipocriti, come quello – bello davvero – di Antonio Polito sul “Corriere” (29/9, titolo: «Il male del moralismo che uccide la morale»): il metodo del moralismo «consiste nell'esibizione in pubblico dei vizi altrui, nell'uso politico della vergogna, nel tentativo di provocare non riprovazione, ma disgusto per l'avversario (...) uccidendo la pietà». E forse ha ragione Concita De Gregorio (“Repubblica”, 29/9) che, parafrasando Lapo Elkann, conclude: siamo «una società infelice che si nutre dei suoi stessi problemi, e si divora».