E' la novità che la Befana ha messo l'altroieri nella calza della Chiesa digitale: come Avvenire ha già raccontato, l'intenzione mensile che il Papa affida all'Apostolato della Preghiera, e che istintivamente associo a qualcosa di diffuso tramite carta stampata, dal gennaio del 2016 viaggia (anche) su un breve video (92 secondi) nel quale è lo stesso Francesco ad annunciarla e argomentarla, insieme a immagini di repertorio e ad altre girate ad hoc. Mentre comincio a scriverne il contatore di Youtube segna, sul canale anglofono The Vatican, 31.810 visualizzazioni; su The Pope Video (http://tinyurl.com/j3forkp), il canale "ufficiale" dell'iniziativa, 8.333... ma sono numeri che da soli dicono poco. Chi ha avuto l'idea e chi l'ha sviluppata immagino riuscirà invece a monitorare gli altri siti in Italia e nel resto del mondo (nel video il Papa parla spagnolo, con i sottotitoli in 10 lingue) e magari anche i passaggi sui social network, di smartphone in tablet.Nel frattempo provo a raccontare il bell'effetto che mi fa. I credenti che vi sono rappresentati (quelli delle tre religioni che credono in un solo Dio, più una donna che «confida in Buddha») si limitano a testimoniare, con il dire, il guardare, il mostrare i rispettivi simboli, le loro scelte religiose, e ciò che dovrebbe accomunarle. Francesco, che parla dall'intimità del suo studio, in una luce bassa quanto la sua voce, argomenta brevemente nella linea che Giovanni Paolo II inaugurò con l'incontro di preghiera per la pace di Assisi del 1986 (a ottobre saranno trent'anni...), prima di proporre un'intenzione che nessun «apostolo della preghiera» cristiana, ma anche nessun uomo di buona volontà, potrebbe respingere: «Che il dialogo sincero tra gli uomini e le donne di diverse religioni produca frutti di pace e di giustizia».Torno a guardare i contatori dei due canali di Youtube: salgono entrambi al ritmo di mille visualizzazioni all'ora. Le preghiere non riusciremo mai a contarle, ma ho idea che stiano salendo anch'esse.