La bambina del Vietnam: 50 anni dopo la foto di Ut grida «pace»
L'8 giugno del 1972 una bambina di 9 anni correva per la strada completamente nuda, urlando per la paura e per il dolore delle scottature che aveva sul braccio e sulla schiena dopo essere stata travolta da una bomba al napalm. È la foto simbolo della guerra del Vietnam e della drammaticità e dell’assurdità di tutte le guerre. Sono passati 50 anni da quel giorno e quello scatto parla, urla ancora la parola "pace". Kim Phuc parla ancora. Ha fatto pace con quell’immagine, con le ferite che le sono costate 17 operazioni (l’ultima nel 1982 in Germania), e con quel pianto del cuore sanato dalla fede in Dio. Kim era giovedì scorso a Milano, vestita con un colorato e floreale costume vietnamita, con al collo un ciondolo a forma di angelo. Come quello che l’ha materialmente salvata, il fotoreporter Nick Ut, allora appena ventenne da poco all’Associated Press. L’autore dello scatto (premio Pulitzer 1973), che dopo avere immortalato quel momento, ha posato le sue quattro macchine fotografiche a terra ed è corso con Kim e tutti i bambini che poteva caricare nel suo furgoncino verso il più vicino ospedale. Kim e Nick hanno partecipato all’inaugurazione della mostra From Hell to Hollywood sul lavoro del fotoreporter vietnamita che la Regione Lombardia (con l’assessore alla Cultura, Stefano Bruno Galli) ha fortemente voluto nella propria sede, all’IsolaSet di via Galvani, fino al 31 maggio, accogliendo la proposta dei curatori, Ly thi Thanh Thao e Sergio Mandelli.
Nick Ut e Kim Phuc all’IsolaSet di Palazzo Lombardia per la presentazione della mostra "From Hell to Hollywood". Sullo sfondo il celebre scatto della "Napalm girl" di Nick Ut per l’Associated Press esposto in Regione - Fotogramma
«Se penso a quanto successo 50 anni fa non posso credere di essere qui con voi», sorride Kim Phuc, che oggi vive in Canada ed è mamma di due figli. «La mia storia - riprende - è iniziata con un bombardamento e una foto. Io sono una dei milioni di bambini che hanno sofferto per la guerra. La differenza l’ha fatta Nick che si trovava sulla Route 1 in quel momento, ha scattato quella foto, e ha permesso al mondo di vedere cos’era il Vietnam. Un giorno avrei scoperto che mi aveva anche salvato la vita». Parla come fosse una preghiera Kim. Con le mani che spesso si uniscono. E il pensiero corre inevitabilmente all’attualità, alla guerra anche questa assurda e drammatica che si combatte in Ucraina. «È la storia che si ripete. Quando vedo in tv i bambini ucraini che soffrono - dice Kim - vedo me stessa. Vedo le atrocità che ha subito il mio popolo». Kim ha superato tutte le avversità con la forza della fede: «Per tanti anni mi sono chiesta perché fosse successo proprio a me. Cercavo di trovare la pace dentro. Ho incontrato il cristianesimo, Gesù. Questo mi ha aiutato e mi aiuta ancora a vivere, giorno dopo giorno. E a pensare di poter contribuire a cambiare il mondo».
Nick Ut ripercorre quei momenti «come se fosse oggi»: «Sono passati 50 anni, ma non posso crederci. Perché mi ricordo di te - dice con emozione rivolto a Kim - sulla Route 1. Ricordo tutto. Ogni dettaglio. Ogni istante. Le tue urla di dolore, la disperazione: "sto morendo, sto morendo". Il giorno dopo sono tornato nel villaggio. C’erano una donna e un uomo che cercavano la loro figlia. Erano i genitori di Kim. Ho calmato la loro disperazione. Kim era viva». Ut dopo la guerra ha lasciato il suo Vietnam ed è volato in America. Qui ha continuato la carriera di fotoreporter, affermandosi fra i grandi, senza mai dimenticare le sue origini. Così in mostra si possono vedere le due rotte, From Hell to Hollywood, dall’inferno a Los Angeles. Con scatti che fanno riflettere, come quando sulla Walk of fame, coglie un senzatetto sdraiato sulle stelle delle star del cinema, o quando fissa l’attore Martin Sheen, protagonista di Apocalypse now, che sfila con un crocifisso contro la guerra in Iraq e un nastro in bocca con scritto "Peace". La pace, quella che invocano i protagonisti per le guerre di oggi. Quelle guerre della «terza guerra mondiale a pezzi» evocata dal Papa. Proprio da Francesco mercoledì andranno in udienza privata Kim e Nick. Con una copia firmata di quella foto simbolo di un’epoca che urla tutto il suo dolore ancora oggi. «Non so se una foto può cambiare la storia - dice Ut -. Ma può certamente aiutare ad aprire gli occhi sulla storia».
Una foto e 716 parole.