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L'uomo-freezer

Alberto Caprotti giovedì 24 settembre 2020
Appena uscito dalla scatola di vetro riempita di ghiaccio nella quale si era immerso nudo per due ore e mezza, la prima cosa che ha fatto oltre a mettersi i calzini, è stata mangiare un gelato. Ora, è innegabile che in questa vita imperfetta abbiamo tutti bisogno anche di una certa percentuale di parentesi inutili, ma il record appena stabilito dall'austriaco Josef Köberl dimostra che esistono davvero imprese senza senso delle quali l'uomo riesce anche a vantarsi. Se il ragazzo-freezer diventa una notizia, significa che viviamo in una società che ha bisogno di svagarsi con l'insolito e vuole bearsi del futile, perché è annoiata dal resto. Basta digitare “cose inutili” su Amazon per sapere che esistono più di 20mila oggetti acquistabili sotto questa categoria. Nulla di grave, a patto di non estremizzare il senso di inutilità per trasformarlo in uno dei sentimenti più devastanti che si possano provare. Come nei lager nazisti, dove lo strumento di stress psicologico più usato era proprio quello di ordinare ai prigionieri di compiere un lavoro per poi disfarlo immediatamente. C'è però un aspetto che giustifica l'inutilità, e ce lo spiega Charlie Brown con l'arguzia fulminante del più geniale dei fumetti mai pubblicati: «Dicono che sono un bambino superfluo, ma non è vero: posso sempre essere usato come cattivo esempio».