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L’ultima estate della mia libertà e l’intuizione che mi ha salvato

Salvatore Mazza giovedì 23 settembre 2021

L’estate, che temevo moltissimo, è finita. E devo confessare che l’ho passata senza soffrire molto. Era la prima volta da quando mi è stata diagnosticata la Sla che mi succedeva; dal 2017, infatti, fuggivo dall’afa di Roma andando in Germania, quasi al confine con la Danimarca, ospite di amici che mi hanno sempre accolto e coccolato come uno di famiglia. Ma quest’anno non è stato possibile, visto che ormai non posso più viaggiare, impedito dalla Peg – l’alimentazione attraverso un tubo nella pancia – e dalla tracheostomia, che mi permette di respirare grazie a un respiratore, ma che mi ha inchiodato a letto ormai dallo scorso marzo.

Ho già scritto in questo diario che, se potessi tornare indietro, non darei il mio consenso a Peg e tracheo, ma questo è un altro discorso. Di fatto quest’anno ho dovuto affrontare il caldo di Roma, e per fortuna è stato meno peggio del previsto. A salvarmi è stato il deumidificatore che avevamo fatto montare nell’agosto del 2016, la mia ultima estate autonoma. Nel luglio precedente in verità mi ero fatto visitare al Centro Nemo del Gemelli per un problema a una mano che mi aveva messo in allarme, e anche se la Sla era stata citata tra le cause possibili (la diagnosi sarebbe però arrivata solo nel marzo successivo, dopo otto mesi di osservazione), il maggior sospettato era, fino a quel momento, un danno alle vertebre cervicali. Insomma, ero un po’ preoccupato per i fastidi che avevo, ma neanche troppo. Al peggio non ci pensavo.

Quell’anno avevamo deciso di dare una rinfrescata generale alla casa, rimandando all’anno dopo l’eventuale installazione dei condizionatori, anche per diluire un po’ le spese. Però, quando vidi la casa semi devastata dai lavori in corso, l’idea che dopo dodici mesi sarebbe stata di nuovo un cantiere mi apparve come un incubo. Ero solo a Roma insieme a Ettore, il bassotto di casa, vivevamo un po’ accampati perché avevo mandato tutti via. Chiamai mia moglie e le dissi del mio incubo, e concordammo che sarebbe stato meglio fare tutto subito. Mai decisione fu più provvidenziale,

Visto quello che sarebbe successo, e come la situazione sarebbe precipitata in modo talmente rapido da impedirmi di seguire i lavori. Molto probabilmente – anzi, sicuramente – oggi il condizionatore che ha alleviato la mia estate a Roma non ci sarebbe. E ogni volta che nei mesi scorsi l’accendevano, mi ricordavo di quell’ultima estate normale, da solo con Ettore, delle nostre lunghissime passeggiate sul lungotevere o al Pincio per scampare alla polvere. Ancora ce la facevo.