Quello che ci circonda può influenzare le nostre emozioni. C'è un certo luogo che ci irrita, un altro che ci rilassa, anche col solo pensiero. Accade perché spesso i colori presenti in quegli spazi giocano un ruolo importante nella trasmissione delle sensazioni. Ognuno di noi ha un suo colore preferito, quello che usiamo sin dall'infanzia per tinteggiare disegni e pensieri. Quello che scegliamo per un abito, una cucina o una macchina. Gino amava il verde. La sua storia – e quella del suo ulivo – è unica nel suo genere. Faceva il camionista, poi ha aperto un negozio di alimentari. Di seguito ha cambiato ancora attività: a lungo ha lavorato su un piccolo furgone dove, come ambulante, vendeva formaggi. Erano gli anni Settanta e nella sua città stavano costruendo un nuovo ospedale: tanti rumori, polvere e gru. In mezzo ai toni grigi color cemento rimaneva un tocco di verde, verde ulivo. Gino si avvicinò ai lavoratori del cantiere e chiese di non tagliare l'albero, nato in prossimità della nuova costruzione, perché sarebbe cresciuto e diventato forte. È quello che è successo. L'ulivo in cinquant'anni è diventato un bellissimo albero, che impera in mezzo al giardino proprio vicino all'ospedale. Gino per molti anni l'ha curato. Un ulivo non suo, ma di tutti. Una pianta curata con umiltà, impegno e silenzio. Un modo gentile e positivo che ci insegna quanto possa essere facile impegnarsi per il bene comune. A volte mi capita di andare in campagna e vedere il sole illuminare il verde di ogni cosa. Penso che tutto quello che abbiamo a disposizione – come se ci fosse stato dato in comodato gratuito in questa esistenza – ci sia stato in realtà affittato da chi verrà dopo di noi. Il verde primavera non è un colore ma uno stato d'animo, come quello di Gino, che verso il tramonto della sua vita ha voluto andare in sedia a rotelle a salutare l'amico ulivo.