Il mare digitale che ho navigato in questi ultimi giorni era ancora poco pescoso, certamente a motivo del fatto che le festività natalizie ormai concluse implicano un rallentamento della produzione di contenuti e un suo ricentramento sulla dimensione familiare. Anche la Rete sente la "magia del Natale", e quella dell'informazione ecclesiale non fa e non potrebbe fare eccezione. Ma risente anche della sindrome di fine/inizio anno, cioè della compulsione a stilare bilanci e previsioni, o entrambi.Alcune previsioni si limitano a raccontare ciò che è già programmato per accadere, come per il trasferimento e l'ostensione a Roma del corpo di san Pio da Pietrelcina (della quale è appena stato diffuso il programma) e per la canonizzazione della beata Teresa di Calcutta (presa per questo di mira dalle Femen). Eventi che hanno al centro due tra le figure più popolari della Chiesa cattolica nel Novecento: un "padre" e una "madre" che sono entrambi, nella loro diversità, modelli di misericordia. Mi spiace perciò che Antonio Socci, nel suo ultimo post, li accomuni sotto il segno della strumentalizzazione, "per attrarre gente" al Giubileo romano. Mentre mi piace che don Mauro Leonardi dedichi due distinti interventi, l'uno sull'Huffington Post (tinyurl.com/hqtyhoj) e l'altro sul Sussidiario.net (tinyurl.com/jyanwlr), a valorizzarli a fronte dei loro critici: per Padre Pio «chi parla... di passione per il macabro, di adorazione per i morti»; per Madre Teresa chi la definisce (come la femen Inna Shevchenko) «una donna che faceva finta di aiutare i poveri e le donne in particolare quando poi vietava l'uso della contraccezione».Procedendo "in positivo", assumendo le ragioni altrui prima di esporre le proprie, don Leonardi mostra che la devozione verso la salma di padre Pio esprime amore, e non idolatria, e che le Femen apprezzerebbero la «tosta suora albanese» e la «rivoluzione della santità», se la conoscessero meglio. Due testi di cui condivido le tesi, gli argomenti e soprattutto lo stile.