Trovo su una bancarella dell'usato un vecchio Urania del 1977, Molto dopo mezzanotte, una raccolta di racconti di Ray Bradbury, un grande nel genere anche se a volte di un umanesimo troppo sentimentale: Fahrenheit 451. E corro a leggere, incuriosito dal titolo, il racconto Angelo, guarda il futuro. Non mi sbaglio, è la risposta a un classico della letteratura e del teatro Usa, Angelo, guarda il passato di Thomas Wolfe, uno scrittore di cui mi innamorai vedendone l'adattamento teatrale un secolo fa all'Eliseo di Roma, regia di Luchino Visconti e con una formidabile Lilla Brignone che alla fine del secondo atto distruggeva furiosamente con un bastone un bel pezzo della scena. Thomas Wolfe, un gigante di due metri e più di altezza, fu uno scrittore famoso negli anni Venti e Trenta, una sorta di Proust americano che raccontò in più libri una storia della sua famiglia, tre generazioni di meridionali. Lo si disse grande o più di Hemingway e di Fitzgerald e degno del Nobel, ma problematico perché torrenziale. Fu scoperto da Maxwell Perkins, che ridusse O lost a dimensioni accettabili (lo si legga tradotto dalle valenti Baiocchi e Tagliavini per Elliott), portandolo al successo ma detestato dall'autore per tutti quei tagli. Lo pubblicava Mondadori in grossi e apprezzati volumi: La ragnatela e la roccia, Il fiume e il tempo, Dalla morte al mattino, Non puoi tornare a casa... Una saga, a suo modo, ma di grande sincerità e retta dalla smisurata ambizione di non perdere niente della propria storia, e in definitiva della Storia di tutta una società, un'epoca, una cultura. Un grande scrittore, certamente, anche se Perkins, da ottimo editor, aveva le sue ragioni nel ridurne i romanzi a dimensioni accettabili per un pubblico e per una critica frettolosi, sconcertati dai monumenti letterari. Bradbury immaginò un supermiliardario che finanzia viaggi nello spazio ma che amerebbe trovare uno scrittore in grado di raccontarlo, lo spazio, e secondo lui l'unico che avrebbe potuto farlo sarebbe stato Wolfe, che però è morto di tubercolosi nel 1938. Manda allora un emissario indietro nel tempo, prima che Wolfe morisse, e spedisce Wolfe nello spazio, a raccontare e drescrivere l'indescrivibile. Angelo, guarda il futuro è l'omaggio di uno scrittore di genere a uno scrittore come ne nascono di rado! Furono fans di Wolfe, anche Jack Kerouac, anche Philip Roth, e tanti, tanti altri.