«Il mio nome è mai più», cantano Ligabue, Piero Pelù e Jovanotti. E allora, questa rubrica riprende il suo corso dopo lo stop forzato del campionato per i Mondiali invernali nel deserto del Qatar, con una serie di appelli all’insegna del «mai più». A cominciare proprio dal «mai più» a un campionato del mondo in un Paese che non rispetta i diritti umani, a una finale alla vigilia di Natale, anche se dovesse vincerla l’Italia ai rigori contro la Francia allenata da Zidane e Materazzi nuovo presidente della Federcalcio. «Mai più» una partita non interrotta in via definitiva dall’arbitro se da oggi rimbomberanno nei nostri stadi gli oltraggiosi «buu» razzisti come quelli che ha dovuto subire il camerunense del Lecce Samuel Umtiti da parte della solita sporca dozzina laziale. Non ci sono attenuanti che reggono contro questa deriva ultrà romana e la Curva Nord chiusa per un turno non è la soluzione. Roma non deve più fare la stupida, mentre sa di vita sempliciotta e assai banale la second life di quel povero ricco del “Pupone” Francesco Totti. Da queste colonne non ci siamo mai espressi sulle sue scelte personali (ci mancherebbe) e ancor meno sulla separazione con la ex moglie Ilary Blasi, ma il suo, il loro, privato sta diventando degno di un sequel del film The circle. Pupone e pupini e le sue donne, si autopromuovono via social ad ogni passo e ogni tour per il mondo, che inevitabilmente suscitano reazioni da croce invidiosa e delizia virale da parte degli scatenati fan-followers, il cui mestiere è quello di guardoni - a tempo pieno - della vita degli altri, specie se Vipponi. Nel frattempo, tra un safari, un selfie e un surf, sul conto dell’ex capitano giallorosso, specie quello corrente, spuntano strane cifre a sei zeri, frutto di bonifici sospetti a ben tre casinò, più 125mila euro versati a una pensionata. Le barzellette di Totti, quelle che il tandem creativo autoriale Costanzo-Dotto gli confezionarono quando soffriva di permalosità da astro nascente del calcio italiano, sono niente rispetto alle storiacce odierne: si passa dall’antiriciclaggio ai passaggi, non in campo, ma quelli di borse griffate e orologi di marca, che vanno e tornano su richiesta degli avvocati. Anche O Rei Pelè, appena salutato per sempre, avrà avuto i suoi piccoli scheletri nell’armadietto del Santos, ma non ha mai ceduto a una sovraesposizione assurda e violenta, quanto nociva, specie per i minorenni coinvolti, come quella del circo Totti. Un vero Capitano coraggioso, quale è sempre stato nella Roma, deve riprendere in mano la sua squadra privata e metterla al riparo dallo tsunami perenne di filmini, filmacci reali o presunte fake da estasi del pecoreccio. Per Totti è stato duro uscire di scena da un campo di pallone, ma ora sembra quasi impossibile per lui abbandonare il palcoscenico social che lo fa sentire ancora l’eterno ottavo re di Roma. Ma è solo un’illusione. Però forse, il Pupone tra un Instagram e l’altro deve aver letto Mark Twain quando scrive: «Non separarti dalle illusioni. Quando se ne saranno andate, può darsi che tu ci sia ancora, ma avrai cessato di vivere».
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