Per i controlli sugli alimenti serve un'agenzia specializzata a livello nazionale. Una struttura che sia in grado di intervenire su tutto il territorio, con uguale efficacia e in tempi rapidi. La proposta è arrivata da Raffaele Guariniello – che proprio sulla lotta alle sofisticazioni e contraffazioni alimentari ha fondato buona parte della sua fama di magistrato –, intervenuto al Festival nazionale del giornalismo alimentare che ha chiuso ieri la sua prima edizione a Torino. Un tema sempre caldo, quello dei controlli sulla salubrità degli alimenti e sulla correttezza delle loro origini che, sempre in questi giorni, ha trovato nella vicenda dell'olio di oliva l'ennesima occasione di dibattito.Proprio per l'olio, come su altri prodotti dell'agroalimentare nazionale, il peso dei reati alimentari costituisce un freno per la crescita del mercato e ne inficia la credibilità nel mondo. «Le singole procure non sono sufficienti – ha spiegato Guariniello –, ognuna di esse esamina un pezzetto del problema, ma non può avere la visione d'insieme. A ciò si aggiungono i tempi lunghi della magistratura» che «fanno sì che tra le aziende si diffonda spesso un senso di impunità». Intanto però, proprio le imprese dell'olivicoltura pare abbiano ingranato una marcia in più di fronte alla concorrenza sleale e al cosiddetto italian sounding. Nel mondo, il 99% dei consumatori considera il fenomeno dell'italian sounding una frode, ha spiegato l'Unaprol, la più rappresentativa organizzazione di produttori olivicoli in Italia, che ha presentato il primo Rapporto sulla percezione dell'olio extravergine di oliva italiano nel mondo. A rischio, è stato spiegato, c'è la propensione dichiarata all'acquisto di olio italiano da parte del 79% dei consumatori europei, del 68% di quelli asiatici e dell'84% di quelli americani che pensano di acquistare, come italiano, un prodotto che non è fatto con olive italiane. Da qui l'idea. Un marchio di sostenibilità di tutta la filiera che dovrà contraddistinguere sul mercato mondiale la qualità del vero olio extravergine di oliva italiano.Difficile dire adesso se basterà un ulteriore marchio per mettere al riparo un prodotto così prezioso dalle truffe (basta pensare alla diatriba sull'olio tunisino per ricordare altre difficoltà). Ma intanto occorre provarci. E non solo per la bontà dell'olio extravergine di oliva, ma anche per il suo significato economico. In gioco, un settore che, secondo Coldiretti, può contare su un patrimonio di 250 milioni di ulivi, 533 varietà di olive e 43 oli tutelati dall'Ue, ma che soprattutto significa un fatturato di 3 miliardi di euro realizzati per oltre la metà grazie alle esportazioni.