L'Italia è leader nell'agricoltura biologica
Della fase complessa che sta vivendo il settore, si è discusso molto all'edizione 2022 del SANA di Bologna. Ad iniziare dal punto della situazione condotto dall'Osservatorio SANA coordinato da Nomisma. L'Italia è al primo posto nel biologico per superficie agricola, operatori ed export (che ha raggiunto i 3,4 miliardi). Tengono «i consumi interni grazie alla crescita di quelli extra-domestici (+53%) a fronte di un segno meno di quelli domestici (-0,8%)». Un segno dei tempi, forse, oppure della crisi economica che assilla le famiglie. Anche il biologico, poi, fa ci conti con la situazione macroeconomica. Occorrono politiche diverse dal passato. Per Coldiretti è chiara la necessità di costruire filiere biologiche interamente italiane e di comunicare l'origine della materia prima agricola. Per Confagricoltura è importante puntare sulla sostenibilità delle produzioni. Mentre per Cia-Agricoltori Italiani «bisogna agevolare gli investimenti, canalizzare la ricerca e le risorse già stanziate per ridurre i costi di produzione e i prezzi». Di un piano in 5 punti parla Alleanza Cooperative Agroalimentari che sottolinea l'importanza di «costruire filiere forti ed efficienti, basate sulla capacità di progettazione e innovazione in modo da essere più resilienti dinanzi alle distorsioni del mercato».
Le istituzioni ci credono: «Il settore biologico è strategico ed è percepito come un comparto sul quale investire fortemente», è stato detto dal ministero dell'agricoltura.
«Crediamo di avere tutte le carte in regola per contribuire alla transizione energetica e decarbonizzazione del Paese», dice poi Anaprobio Italia. Mentre Federbio rileva l'utilità del biologico come unico strumento per cambiare le abitudini alimentari e quindi portare l'economia ad una maggiore attenzione all'ambiente e all'uso dell'energia. E proprio sulla questione energetica Coldiretti dice: «L'agricoltura biologica che consente di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l'utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi».