L'Italia guida i rincari in Europa
Ciò che, però, deve destare più preoccupazione in assoluto, è proprio il confronto fra l'andamento generale dei prezzi nel nostro Paese e quello nel resto dell'Ue. L'aumento medio dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia (+3,2%) è quasi il triplo di quello tedesco (+1,1%), più del doppio di quello francese (+2,2%) e il 45% in più di quello spagnolo. Una situazione evidentemente insostenibile, che, secondo quanto esposto nel corso del vertice, ha origini chiare nelle forti distorsioni lungo la filiera alimentare che, non solo per gli agricoltori, sono più accentuate dal «comportamento commerciale degli operatori lungo la catena di approvvigionamento, inclusi i produttori, i grossisti e i dettaglianti». Snodi critici a un tale livello da far esprimere «preoccupazione» al Parlamento di Strasburgo che ha puntato il dito sui «casi in cui la grande distribuzione sfrutta il suo potere di mercato attraverso termini di pagamento eccessivi, contributi per l'immissione nel listino e per lo spazio sugli scaffali».
Di fronte a un quadro di questo genere, la stessa assemblea europea ha chiesto l'adozione di politiche che favoriscano un contatto più diretto tra consumatori e produttori locali. Che certamente è una delle strade da percorrere, così come quella della più corretta e diffusa informazione sulle caratteristiche e sull'origine dei diversi prodotti offerti. Ma è necessario continuare a ricercare rapporti di filiera che siano davvero equilibrati: congiuntura difficile e calo della domanda alimentare, non fanno certo presagire un futuro migliore del quadro attuale.