Vincere non è importante, a Casa Juve è l'unica cosa che conta. E se senti Buffon dire «ci basterebbe un pareggio» corri subito ai ripari. La Juve è pronta a sbranarti. Sarri – a quei tempi dedito a far correre i conti in banca – ha forse dimenticato che Brera la chiamò “Signora Omicidi”. Implacabile. E le ha opposto, insieme a un gioco brillante e redditizio, tale da meritarsi applausi a scena aperta, la sua filosofia per nulla ruspante, anzi nutrita di buonsenso e sportività, antitetica a quella un po' brutale del diabolico Boniperti; dice Sarri: «L'importante è giocare alla pari» (con la Juve, naturalmente) e lo ribadisce dopo la sconfitta («Abbiamo giocato alla pari») ignorando che la sua è solo una confessione di inferiorità. Con la Signora – ma anche con il Bologna, per dire – per vincere bisogna esser superiori, e non di poco. Superiori almeno tatticamente e fisicamente. Le carte erano le sue, alla vigilia della supersfida, il Napoli le ha giocate male. Ha detto Sarri:«Ho aspettato fino all'ultimo di sapere se Allegri avrebbe giocato “a tre” o “a quattro”...»: pensa un po'. Mi torna in mente la pretattica anni Sessanta. Ma in realtà Allegri non sapeva con chi sostituire Chiellini, si rendeva conto di non avere la “sua” difesa, vagava fra Rugani e Alex; poi, come se non bastasse, in partita si fa male anche Bonucci che, essendo bianconero di seconda pelle (la prima, nerazzurra: ah ah) decide di passare alla storia e sposta in punta di piede dalla testa di Higuaín la migliore palla-gol. È l'ora di infierire ma al Napoli basta essere alla pari. Prevedibile la fine. Con Zaza. Dal recentissimo passato cerco di cogliere il futuro, anche se con tredici partite da giocare potrebbero rientrare la Roma, la Fiorentina, anche il Milan, non oso dire l'Inter perché le figure da sciocchi le abbiamo già fatte in tanti. Dalla mia agenda ricavo che il Napoli è ancora in corsa se le vince tutte, a cominciare dal prossimo incontro con il Milan; e che la Juve - impegnata anche con il Bayern in Coppa - prima o poi pagherà i 42 infortuni subiti per non aver fatto una preparazione all'antica come quella del Napoli, uscito indenne da almeno trenta dure battaglie in Italia come in Europa. E che intanto deve battere il Bologna, ora impresa quasi impossibile. Direi a Sarri non solo di rivedere la sua nobile filosofia ma anche di evitare il turnover in Europa League. Mi è caro uno slogan che tirai fuori cent'anni fa contro i mossieri prudenti:«Vincere aiuta a vincere». Ci sta anche la seconda battuta, «Perdere aiuta a perdere». Fatemi vedere il Napoli del coraggio e lo scudetto sarà suo.