Cavalli, volti di donne velate e mura storiche: si presenta con situazioni ben diverse dalle altre telenovele turche, in onda in questo momento sulle nostre tv, l’ultima arrivata, Hercai - Amore e vendetta, da ieri sera su Real Time e in anteprima su Discovery+. Siamo ai giorni nostri, ma lontani dalla moderna Istanbul che fa da sfondo ad esempio a Endless love su Canale 5. Con Hercai (in turco «viola del pensiero») siamo a Midyat, nell’estremo oriente della Turchia, al confine con Siria e Iraq, dove le tradizioni sono ancora forti e le donne succubi di uomini padri-padroni, nel caso specifico di nonni-padroni. Hercai racconta infatti la storia della giovane Reyyan, nipote della famiglia Sadoglu, una delle più influenti di Midyat, in cui su tutti s’impone Nasuh, il nonno della ragazza, che l’ha sempre maltrattata, dimostrandosi invece premuroso nei confronti della cugina Yaren. Il motivo è che Reyyan, a sua insaputa, non è la nipote biologica. Su questo non mancheranno colpi di scena, così come non mancheranno nelle avventure amorose di Reyyan, in particolare quella con Miran, che a sua volta nasconde molto del suo passato e qualcosa da vendicare, come ci ricorda il titolo. E non sarà il solo. Insomma di amore e vendetta ce n’è per tutti in questa serie piena come le altre di banalità e di retorica. Eppure (dopo la rammentata Endless love, dopo Terra amara, Bitter sweet e Cherry season) siamo ancora qui a interrogarci sul fenomeno globale, culturale e commerciale, televisivo e social, delle telenovele turche, che hanno trasformato il Paese d’origine nel secondo esportatore di contenuti televisivi a livello mondiale, subito dopo gli Stati Uniti, surclassando persino l’analoga produzione latinoamericana di storie d’amore contrastate e travagliate. Hercai, ad esempio, dopo il successo in patria, è stata distribuita in ventuno Paesi in tutto il mondo.
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