L'insegnamento di La Pira e la vera ricerca della pace
Questo, e le molte altre iniziative che aveva promosso in nome della pace, non gli valsero nessun riconoscimento. Nessuno, salvo Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI, lo incoraggiò mai, né lo sostenne. “Esaltato” era l'aggettivo più benevolo con cui lo si definiva, anche all'interno della Democrazia Cristiana, il suo partito. Ma anche “buffone”, o “scemo”, o anche “comunista bianco”, per le sue iniziative sociali intraprese, da sindaco, a favore dei disoccupati, degli sfrattati, dei poveri. Su La Pira e le sue “farse devote”, come le definì il settimanale tedesco Der Spiegel, fiorirono barzellette feroci. Lui lo sapeva, e d'altra parte, come disse il cardinale Giovanni Benelli durante il suo funerale 1977, «tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede». Un operatore di pace autentico, come lo chiamò Giovanni Paolo II nel messaggio per il centenario della nascita, nel 2004: «Amiamo pensare Giorgio La Pira definitivamente immerso nella contemplazione del Volto di Dio, quale cittadino di quella Gerusalemme del Cielo che tante volte indicò come modello della città terrena».
Lasciando da parte i molti che cercano di tenere il piede in due staffe, di veri operatori di pace, oggi, se ne vedono troppo pochi. Quasi nessuno. Quando invece ne servirebbero molti. E ognuno di noi può esserlo, cominciando dal raccogliere l'invito alla preghiera lanciato da Francesco domenica scorsa, che per questo mese dedicato alla Madonna ha esortato «tutti i fedeli e le comunità a pregare ogni giorno di maggio il Rosario per la pace». «Il pensiero va subito alla città ucraina di Mariupol, “città di Maria”, barbaramente bombardata e distrutta... Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina e in particolare ai più deboli, agli anziani e ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati». E mentre assistiamo, ha aggiunto, «a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano. Vi prego, non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo e della pace!». In questa logica Francesco s'è detto pronto a incontrare Putin, a Mosca. Dal Cremlino finora, nessuna risposta.