Anche se di potere, le donne di Sofia Coppola sono sempre, in qualche modo, isolate. Lo erano le “vergini suicide” nel Michigan anni '70, lo era Maria Antonietta nello sfarzo oppressivo di Versailles e le ragazzine ossessionate dalle celebrità in una Los Angeles spudorata (The Bling Ring). Una comunità autosufficiente e protettiva è quella formata da insegnanti e studentesse asserragliate in una villa-collegio nel Sud americano, mentre fuori è alle ultime battute la guerra civile. I nordisti avanzano, uno di loro (Colin Farrell), ferito, si perde nel bosco, viene soccorso e accudito nella villa. Che all'inizio è rifugio, alla fine una trappola. L'inganno, tratto dal romanzo di Thomas Cullinan e con un precedente sullo schermo di rilievo storico (La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel con Clint Eastwood), ha portato a Sofia il premio per la migliore regia a Cannes. Lei dirige con raffinato distacco e algida raffinatezza, immergendosi con pudore emotivo nelle torbide giornate e nelle sofferte notti che cesellano il crudele destino del soldato e lo spietato meccanismo di sopravvivenza delle donne, generato da paura e sensi eccitati. Sono sette, le donne, tra le quali la curiosa Alicia (Elle Fanning), la direttrice (Nicole Kidman) e l'insegnante (Kirsten Dunst). (L.Pell.)