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L'inflazione spinge gli italiani al discount

Andrea Zaghi domenica 9 ottobre 2022
Annus horribilis per l'agricoltura italiana ed europea. Ma anche anno nel quale proprio i nostri prodotti agroalimentari hanno conosciuto altri successi mondiali. Che, tuttavia, non hanno cancellato le difficoltà del mercato interno. È certamente questo il tratto che accomuna una serie di rilevazioni e di analisi sull'agricoltura e sull'agroalimentare che in questi giorni sono state rese note.
L'allarme c'è, ed è un allarme forte. L'associazione delle organizzazioni di agricoltori presenti in Europa (Copa), in vista del vertice dei capi di Stato e di Governo ha deciso di presentare un documento che prende spunto di pochi dati di sintesi. Il solo prezzo dell'energia elettrica, in Italia, ha sottolineato il vicepresidente del Copa e presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, da gennaio 2021 a settembre 2022 è lievitato del 691%, quello del gasolio agricolo del 94%. Per i fertilizzanti l'aumento è stato del 189,1% per l'urea e del 257,1% per il nitrato ammonico, senza calcolare gli altri fattori di produzione. E in Europa non va meglio. Da qui le richieste: risorse finanziare specifiche europee per contenere l'impennata dei costi energetici, dei fertilizzanti e sostenere la liquidità delle imprese.
L'obiettivo è quello di assicurare il cibo a prezzi equi per tutti. Un traguardo che, almeno in Italia, non pare raggiunto. Coldiretti, in una nota di analisi sui primi otto mesi dell'anno in base ai dati Istat relativi al commercio al dettaglio, ha fatto notare come vi sia stato un taglio del 3,2% negli acquisti alimentari degli italiani che sono però costretti a spendere il 4% in più a causa dei rincari. L'impatto dell'inflazione ha un indicatore: la crescita importante degli acquisti di cibo a basso costo con i discount alimentari che fanno segnare nei primi otto mesi un balzo del + 9,5% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio.
Eppure i segnali positivi non mancano. Anche se arrivano dal resto del mondo. La difficile situazione globale, stando all'ultimo rapporto Ismea, non pare abbiano fino ad oggi arrestato la crescite nelle nostre produzioni sui mercati esteri. Da gennaio a luglio sono stati incassati 34,5 miliardi di euro (+18% sullo stesso periodo dello scorso anno). E a crescere sono stati i valori ma anche i volumi di vendita. È un segnale importante, che deve fare i conti con il più forte aumento delle importazioni (+29,2% per 34,9 miliardi), una circostanza che ha fatto tornare in passivo la bilancia agroalimentare del Paese.