L'illusione dell'onnipotenza e l'arcaica sete di energia
Hai ragione, Sergio. A volte stupisce anche me. È un'intelligenza artificiale travestita, per così dire, da assistente vocale. Un software che, interpretando il linguaggio naturale, riesce a interagire con l'uomo.
«Se penso alla mia infanzia e al freddo degli inverni… In casa avevamo un grande camino e un paio di bracieri che la sera venivano spostati in modo rituale nelle camere da letto. Ma che durante la notte erano inevitabilmente destinati a spegnersi lasciando gelide le stanze al mattino. Nelle serate più rigide, mia madre infilava nei nostri letti i caldani in terracotta al cui interno metteva le braci. Che meraviglia quel teporino. Poi il progresso in campo energetico ha cambiato la vita a mezzo mondo. Ma lo ha reso anche avido, ingordo. Ebbi la certezza che stesse arrivando il peggio il 6 agosto del '45».
Alludi al fungo di Hiroshima?
«Già. Proprio quello. Il cielo illuminato a giorno da un bagliore improvviso e sinistro. Quella molecola fino a un attimo prima sconosciuta, avrebbe spalancato le porte al nostro sapere. L'energia atomica e nucleare era magicamente e pericolosamente nelle nostre mani. Ma da allora, l'uomo tecnologico, cresciuto nella presunzione di essere onnipotente davanti ai fatti e agli accadimenti, ha dovuto fare un brusco dietrofront sul suo ego. E ammettere di essere diventato vittima di quei mirabolanti successi della scienza e della modernità. Sai perché Ale? E' mancata la più piccola capacità di previsione e la crisi energetica ci ha colto come bambini che in tempi di siccità lasciano i rubinetti aperti. Ricordo una mia intervista all'antropologo Darcy Ribeiro. Prepariamoci, mi disse, scopriremo all'improvviso quando ormai sarà troppo tardi, che l'elettricità, il gas, il fertilizzante, la benzina, non sono faccende né europee, né occidentali, né marxiste, né cristiane. Ma coinvolgono tutta l'umanità. E dunque non devono trasformarsi in strumenti di potere e di ricatto».
Ma sappiamo bene che le cose hanno preso un'altra piega
«Infatti. Nel '57 eravamo contenti di aderire al Trattato che istituiva la Comunità europea dell'energia atomica, l'Euratom. Pensavamo, illudendoci, di avviare una grande cooperazione europea nel nucleare civile. Accrescendo l'autosufficienza energetica dei Paesi membri e contenendo i costi dell'energia. Solo parole. L'energia ormai si era già trasformata in una potente arma di difesa e di ricatto. Come alla fine dei primi mille anni dalla venuta di Cristo si cercano i segni di un possibile sfinimento del mondo. Allora ci si rivolgeva alla profezia, oggi invece si discute su previsioni e diagrammi. Nazionalismi, guerre, individualismo cieco: è un mondo politicamente arcaico nel quale anche la sete di energia sembra destinata a non placarsi mai. La geopolitica energetica è una realtà con cui fare i conti. Tra oligarchie del petrolio e lobby degli idrocarburi, l'Italia continua a sognare soluzioni alternative ma a dipendere ancora pericolosamente dagli altri».