L'idea del «patto per lo zucchero» per difendere la produzione italiana
Certo, il comparto saccarifero è ben diverso da quello lattiero. Ma alla fine le prospettive sono le stesse: una forte riduzione delle imprese (che di fatto per lo zucchero sono ormai ridotte all'osso) e l'arrivo di ingenti quantità di prodotto dall'estero. A questo proposito, le stime parlano di un aumento delle importazioni che in pochi anni potrebbe arrivare in tutta Europa a qualcosa come 2,5 milioni di tonnellate. Le prospettive della produzione sono poi piuttosto nere da qui in avanti. Per questo, pochi giorni fa, Coprob – l'unico polo produttivo tutto italiano ancora in attività –, ha cercato di attirare l'attenzione su ciò che aspetta l'agroalimentare nazionale. La proposta lanciata è quella di una sorta di "patto per lo zucchero" per difendere le ormai scarse produzioni italiane. Ne va non solo dei bilanci aziendali (i prezzi continuano a diminuire), ma anche del destino di una tradizione produttiva di alta gamma falcidiata dai mercati e dagli acquisti condotti da gruppi stranieri. Per comprendere meglio la situazione, basta guardare ai numeri. Dieci anni fa in Italia esistevano 19 stabilimenti che ottenevano una produzione pari a 1,4 tonnellate di zucchero: 17% della produzione continentale e il 75% del fabbisogno nazionale. In termini strettamente agricoli, tutto questo significava, 233mila ettari coltivati a barbabietola e un'occupazione diretta di oltre 7mila persone. Il mondo dello zucchero è però cambiato rapidamente. Con l'ultimo colpaccio del 2016, quando Eridania (storico nome dell'industria saccarifera nazionale), è passato in mani francesi. E oggi? Di fatto esistono solo due impianti entrambi di Coprob che cerca di mantenere alto il buon nome del comparto italiano in Europa. Anche riuscendoci – per ora –, e dando lavoro a circa 500 persone all'anno con un fatturato che si aggira sui 233 milioni di euro, con 7mila aziende associate, 32mila ettari coltivati, 263mila tonnellate circa di prodotto. Peccato che il consumo medio nazionale sia attorno ai 1,7 milioni di tonnellate. Si tratta di uno scalino troppo alto per essere superato da una sola azienda seppur importante.
"Patto per lo zucchero" dunque più che urgente, alla viglia della prima campagna bieticola senza regole di mercato.