Persino la fede, cioè la più spirituale delle radici dell'uomo, ha bisogno di fisicità, di esercizio dei sensi. La si “tocca” negli strumenti della preghiera, dalla corona di Rosario alla medaglietta della collanina, la si descrive, chi è capace, in un disegno o in una canzone, la si riconosce come realtà viva in un'offerta o in un dono. In tanti santuari italiani troviamo stanze intere dedicate agli ex voto, quasi sempre dipinti o statuine per ringraziare di una grazia ricevuta o di uno scampato pericolo. Non proprio o comunque non sempre opere d'arte, nel senso che più del talento conta il cuore, ma dal valore grandissimo. Alla Consolata di Torino una galleria ne ospita centinaia. Tavolette, piccoli quadri, che sono autentici ritagli di vita: la storia di chi si è liberato dalla droga per poi diventare medico, il ciclista sopravvissuto all'incidente con un tram in corsa, il ricordo del drammatico scoppio della polveriera nel 1852. Lo stanzone si trova a pochi metri dalla fila dei confessionali. A significare che la più grande grazia, il vero miracolo, sta nel sentirsi bisognosi di perdono e nell'essere perdonati. O al contrario per chiedere al Padre buono di scusarci per tutte le volte in cui, circondati di bellezza come siamo, non troviamo neanche un motivo per ringraziare.