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L'Europa che stressa è un alibi che fa ridere

Italo Cucci martedì 17 dicembre 2013
Sarà perché Mondonico e io abbiamo vissuto le stesse antiche e favolose stagioni del calcio d'antan (lo intervistai nel '68, quand'era al Torino e ricordava il Gigi Meroni perduto, fuggiva dal ritiro per andare ad ascoltare i Rolling Stones e faceva impazzire Mondino Fabbri): sta di fatto che l'altra sera gli ho sentito dire alla Domenica Sportiva una verità solare che predico da sempre: «Sarà anche vero che le Coppe rappresentano un forte dispendio di energie eppure ho visto la Lazio e la Fiorentina giocare due belle partite e vincerle alla grande nonostante avessero sostenuto il giovedì l'impegno di Europa League. Non mi sembravano particolarmente affaticate...». E non gli era venuto in mente al Mondo di citare la Juventus che, pimpante e strapotente nonostante la fangosa sconfitta di Istanbul, aveva rifilato quattro gol al Sassuolo, né il vindice Benitez che la quaterna l'aveva fatta con l'odiata Inter di Mazzarri sulla ruota di Napoli, mica con gli inguaiatissimi Bologna, Livorno e Sassuolo macinati dalle compagne di viaggi europei. E allora, come la mettiamo con le preoccupazioni già esibite in attesa dei sorteggi? Quante partite si dovranno giocare il lunedì e il martedì per creare alibi inconsistenti? Quel ch'è certo è il precario rapporto “culturale” fra il calcio italiano e l'Europa. Del Milan avanzante nella Champions sottolineano il fatto che si ritrovi con l'aristocrazia continentale nonostante in Italia apra la Zona Retrocessione: è troppo facile riconoscere che la sua antica e premiatissima esperienza nelle Coppe ha il suo peso. È l'unica squadra “che sa le lingue”, le altre biascicano un modesto Italiano. E i maghi della panchina - spesso insieme a quelli della critica - poco fanno per cambiare questa mentalità arretrata. Ci prova, ad esempio, Vladimir Petkovic, tecnico gentiluomo, che porta avanti la Lazio in Europa League ma perde qualche partita di campionato e allora merita il licenziamento: giocatori come Hernanes e Klose decidono di battersi per lui, il primo twittando, il secondo segnando due gol al Livorno. Si salverà o Lotito gli negherà il pandoro natalizio se domenica non vincerà a Verona? Più disinvolto e scaltro De Laurentiis che prima dell'Arsenal garantiva: «Se usciamo dalla Champions, in Europa League ci mando la Primavera» e subito dopo ha cantato le lodi di questo torneo “disturbatore”. Ci prova senza far chiasso la Fiorentina di Montella che dall'Europa trae vigore per il campionato e per il piccolo grande Rossi, oggi capocannoniere in Italia, domani - speriamo - degno componente, con Balotelli, della coppia di bomber che tenterà di farsi onore in Brasile. Mi piace l'idea che i tecnici non s'accontentino di vivere di meri risultati ma sappiano anche farsi maestri. Di calcio e di vita. Fossi in Conte, l'inventore dell'Intensità, il condottiero invincibile, chiamerei Tevez (nella foto) e gli chiederei perché non segna un gol in Coppa dal 7 aprile del 2009, buca malamente il Galatasaray eppoi, maramaldo, rifila una tripletta al Sassuolo. Poi comincerei a lavorarmelo per bene, con allenamenti ad hoc. In fondo la Juve se l'era preso per farsi la Champions e adesso che l'hanno fallita danno la colpa a Chiellini e Bonucci che si son persi Snejider nella neve.