L'estate era infinita
Ma era l'ultimo compito in classe, e appena una settimana alla fine. L'ansia dei quadri (mi rivedo nella mischia dei compagni, accaldata, tesa a cercare sulla mia riga algebra, chimica, fisica). Me la cavavo sempre, in qualche modo. Poi, i ragazzi se ne andavano e il liceo restava deserto, e così grande, senza le nostre voci. Nelle aule mosconi prigionieri ronzanti, il titolo di un tema sulla lavagna. Via, via dalla scuola. Un treno ci avrebbe, in una notte, portato in montagna - il profumo di resina dai tronchi sui vagoni merci, a Calalzo. Un altro mondo: silenzio, pascoli, albe da trasecolare. Lo spalancarsi dell'estate alla fine della scuola, a quindici anni: il tempo davanti mi pareva infinito. E, ora, quanto dolorosamente si è accorciato. (Daglielo, quel 6 ai tuoi alunni, mio giovane amico)