L'esempio vivo di Caterina, donna di carattere
29 aprile: non dimentichiamo che oggi è la festa santa Caterina da Siena, vergine domenicana, del Terz’Ordine, una laica consacrata. Non dimentichiamo che è patrona d’Italia, compatrona del nostro Paese insieme con san Francesco d’Assisi. Non dimentichiamo che è patrona d’Europa e dottore della Chiesa. Non dimentichiamo che è patrona delle infermiere, in questo momento in cui tante hanno dato prova di grande senso di dedizione. C’è di più: Caterina, santa Caterina, ha trattato direttamente con il Papa, il Signor Papa come all’epoca ci si indirizzava al Pontefice. E non solo ha trattato con il Sommo Pontefice, ma ha viaggiato dalla sua Siena fino ad Avignone per convincerlo a rientrare nella sede ormai vacante.
Insomma, ci voleva una donna della tempra di Caterina per andare a negoziare con i più potenti. Il suo carisma era di consigliera spirituale, di madre spirituale, di donna forte – quel tipo che la Scrittura elogia. E che dire delle lettere ai politici, altrettanto forti, senza fronzoli? Non ha esitato a far la pace fra diversi partiti in forte contrasto. Lo si dimentica troppo spesso. Giorgio La Pira guardava a lei come a un modello di santità e di politica. La figlia del tintore Jacopo Benincasa aveva a che fare con dotti, insipienti, grandi della terra. La sua devozione è stata sicuramente solida.
Caterina, oggi più che mai, è modello per l’Italia tanto per sacerdoti, religiosi e laici quanto per coloro che guidano il Paese. Non era certo una donna che si asteneva dal richiamare alla realtà, non si sottraeva al compito di incoraggiare con fermezza il suo «dolce Cristo in terra», cioè il Papa, a tornare a Roma. E di fatto, il suo intervento sarà decisivo in questo senso.
Donna di preghiera intensa, di una sua dottrina tanto ortodossa quanto specifica. Parla di Cristo come di uno scalone, che si deve salire per arrivare alle vette più elevate. Non ha paura però di avere una relazione profondamente umana con il Cristo, di averlo come amico. Teresa d’Avila svilupperà ulteriormente questa spiritualità. Caterina non è una visionaria, non è bigotta né compiacente. Lei, donna nel Medioevo, riesce a parlare agli uomini (maschi) come a loro pari, e a maschi potenti.
Anche oggi la Chiesa gerarchica deve lasciare spazio alle donne, ai laici, e non necessariamente a persone asservite, talvolta compiacenti. Occorrono voci forti, che sappiano esporre dottrina, sentimenti e opinioni. Di questo ha bisogno l’Italia, anzi meglio, hanno bisogno gli italiani in un momento così delicato, che prepara la ricostruzione: di un carattere ben temprato come quello di Caterina, senza alcuna cortigianeria, senza paura di esporre con calma e senza violenza il proprio pensiero. Non dimentichiamoci dei nostri santi, non dimentichiamoci di Caterina. Dimenticarsene, vorrebbe dire perdersi in vanità, in vacuità, mentre proprio questo vuoto deve essere colmato.