Quanto può ardere la passione di un giovane quando nella sua vita incontra qualcosa per la quale egli sente che vale la pena di spendersi e sacrificarsi fino alla fine. Una forza che è profetica e che ci fa comprendere ancora oggi la necessità di saperci porre in ascolto delle nuove generazioni e delle loro aspirazioni più profonde. Una forza che animò san Vito, martire adolescente, vissuto tra il III e il IV secolo, all’epoca della persecuzione di Diocleziano. I particolari biografici riguardanti la sua avventura esistenziale si perdono tra racconti mitici e Passioni non del tutto attendibili, ma il dato storico fondamentale che ne attesta la storicità è l’antichità del culto, risalente almeno al quinto secolo. Secondo il Martirologio Geronimiano Vito era nato a Mazara del Vallo e, rimasto orfano di madre, era cresciuto nella fede grazie agli insegnamenti del pedagogo Modesto e alla cura della nutrice Crescenzia (anche loro poi destinati al martirio a causa del Vangelo). Il padre, pagano, non accettava però la conversione del figlio al cristianesimo e cercò di farlo abiurare. Vito, però, decise di seguire la fonte da cui ormai sentiva dipendere tutta la sua vita e non volle rinnegare la fede. Fuggito in Lucania assieme a Modesto e Crescenzia, venne arrestato e condannato. Secondo alcuni racconti fu portato a Roma, secondo altri, invece egli morì martire in Lucania, probabilmente nel 303. È uno dei 14 santi ausiliatori ed è invocato per la guarigione da diverse malattie come il “ballo di San Vito”.
Altri santi. Sant’Amos, profeta (VIII sec. a.C.); san Luigi Maria Palazzolo, sacerdote (1827-1886).
Letture. Romano. 2Cor 3,4-11; Sal 98; Mt 5,17-19.
Ambrosiano. Es 13,3a.11-16; Sal 113B (115); Lc 5,36-38.
Bizantino. Rm 8,22-27; Mt 10,23-31.
t.me/santoavvenire